Fabriano, 10 marzo 2019 - Quarant'anni fa arrivò a Fabriano appena 31enne con una folta chioma bionda in testa, referenze da coach inevitabilmente acerbe nonostante un’infilata di promozioni al timone di Rimini e l’onere di guidare una formazione appena sbarcata per la prima volta in serie A2. In pochi avrebbero scommesso che Alberto Bucci (FOTO) non solo inanellasse una carriera da allenatore di fama internazionale, ma segnasse la storia della pallacanestro fabrianese in modo indelebile fino al punto da portarla nella massima categoria nel 1982.
AGGIORNAMENTO Martedì i funerali e la camera ardente di Alberto Bucci
Quella storica promozione in A1 conquistata nel fortino del vecchio palasport, oggi PalaCesari, la stagione successiva del trasferimento forzato a Pesaro per le gare casalinghe in attesa della costruzione del nuovo palas, i colpi di mercato pescando negli Stati Uniti giocatori semisconosciuti poi rivelatisi di grande qualità (Cheesman, Beal e soprattutto l’icona Mark Crow) sono solo alcuni dei ricordi che rimarranno scolpiti nella memoria degli appassionati del basket pane e salame degli anni ruggenti in cui un’intera città scoprì la pallacanestro di altissimo livello. Erano i tempi d’oro in cui l’orgoglio di Fabriano ardeva ogni domenica sui parquet di tutta Italia dove si consumava il miracolo sportivo di una cittadina di 30 mila anime capace di imporsi sotto canestro di fronte a corazzate del basket nazionale, come nel caso della grande vittoria (sempre durante l’esilio pesarese) con scarto in doppia cifra sulla corazzata Billy Milano dei campionissimi D’Antoni e Meneghin.
Il sindaco Gabriele Santarelli aveva appena due anni quando Bucci iniziò ad allenare i biancazzurri, mentre nella seconda esperienza del coach bolognese in terra cartaia l’attuale primo cittadino faceva parte del club dei tifosi che seguiva la squadra anche nelle sfide esterne. «Lo scorso ottobre - ricorda Santarelli - il coach ha ricevuto in città il premio Gentile. Il suo fu un intervento molto carico di passione raccontando aneddoti della lunghissima carriera e facendo solo un piccolo cenno alla malattia che quasi gli impedì di partecipare quel giorno. Fuori dall’Oratorio scambiammo alcune battute e mi salutò facendomi gli auguri. Quest’ultimo ricordo lo porterò insieme al suo modo unico di arrabbiarsi a bordo campo quando sembrava voler scagliare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro nel rettangolo di gioco». Commosso anche il saluto della Janus, la società ora militante in serie B che ha raccolto il testimone del Fabriano basket e sta cercando di far rivivere alla città le emozioni dell’era Bucci. «Nella stagione - spiegano i dirigenti del team biancoblu - in cui eravamo in serie D, toccante fu l’augurio che Albertone fece alla società di tornare presto agli antichi fasti. Grazie per tutto quello che hai dato alla nostra città».