VALERIO CUCCARONI
Cronaca

La missione di Gaia. A bordo del Nautilus ambientale: "Un laboratorio galleggiante per studiare il mare ferito"

Siamo saliti sulla nave che viaggia nel Mediterraneo ormeggiata in questi giorni nel nostro porto. E’ l’ammiraglia della flotta con cui il Cnr analizzza acqua, aria e terra per i cambiamenti climatici.

Siamo saliti sulla nave che viaggia nel Mediterraneo ormeggiata in questi giorni nel nostro porto. E’ l’ammiraglia della flotta con cui il Cnr analizzza acqua, aria e terra per i cambiamenti climatici.

Siamo saliti sulla nave che viaggia nel Mediterraneo ormeggiata in questi giorni nel nostro porto. E’ l’ammiraglia della flotta con cui il Cnr analizzza acqua, aria e terra per i cambiamenti climatici.

Capitale per qualche giorno della ricerca nazionale, il capoluogo delle Marche ospita una nave che assomiglia al Nautilus del romanzo di fantascienza di Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari. "Potremmo definirla, in effetti, un Nautilus ambientale", scherza il direttore del Dipartimento Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente, Francesco Petracchini. Il DSSTTA riunisce 12 dei quasi cento istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), in particolare quelli specializzati nello studio dell’ambiente, che in questi giorni sono stati a convegno alla Mole Vanvitelliana. A poche centinaia di metri, ormeggiata al Molo 13, c’è Gaia, la nave ammiraglia della flotta con cui il CNR studia acqua, aria e terra. "Questa nave – spiega Petracchini – ci serve a studiare le cause delle crisi ambientali e a trovare possibili soluzioni. Ci è stata donata da Eric Schmit, uno dei fondatori di Google".

"Il Cnr – ricorda Petracchini mentre ci guida per la nave come un novello Capitano Nemo – ha partecipato a un bando internazionale e lo ha vinto. Da due anni usiamo Gaia per le nostre missioni nel Mediterraneo, mentre ne prepariamo altre nell’Oceano Atlantico e nel Mar Rosso". Ma a che cosa serve questo fanta-laboratorio galleggiante? "I ricercatori lo usano per studiare le montagne marine – risponde il direttore – la biologia, le coste e l’archeologia dei relitti sottomarini. Può essere anche un supporto per i privati, a pagamento, ma finora l’abbiamo concessa una sola volta, perché serve sempre a noi". Gaia è una nave, precisa Petracchini, "dallo scafo tedesco stagionato, ma al suo interno è modernissima: tutti i sistemi di monitoraggio e analisi sono connessi tra loro e con i satelliti di Starlink. Entro il 2025, grazie ai fondi PNRR, sarà disponibile anche un ROV, un robot sottomarino che è costato milioni di euro e arriva a 3mila metri di profondità". Una delle pecche della nave è il sistema di alimentazione: i motori sono diesel. "Stiamo valutando – mette le mani avanti il direttore – i costi per migliorare l’alimentazione, affinché sia green, ma parliamo di decine di milioni di euro: con il Ministero della Ricerca dobbiamo considerare il rapporto tra costi e benefici".

La Control Room della nave è piena di computer e monitor che proiettano i dati delle scansioni sottomarine non solo del sottofondo, delle montagne, della composizione delle rocce, ma anche delle acque, di cui vengono prelevati campioni da una macchina composta da varie bombole disposte in cerchio, chiamata Rosetta. Cosa ci dicono tutte quelle cifre, quelle linee e quei colori sugli schermi? "Dimostrano il riscaldamento del mare in superficie, lo stress a cui è sottoposto dal cambiamento climatico", spiega il direttore. I negazionisti del climate change farebbero bene a controllare dove sbarcherà di nuovo Gaia per andare a vedere con i propri occhi le prove dell’effetto serra. "Le rilevazioni ci hanno permesso anche di monitorare l’inquinamento da plastiche – continua lo scienziato – dopo avere raccolto e rimosso dal mare i campioni".

L’infrastruttura è del CNR ma è aperta ad altri enti per attività di ricerca. È in grado di ospitare 20 persone per l’equipaggio, composto dai macchinisti, cuochi, elettricisti, marinai, a cui possono aggiungersi dai 20 ai 30 ricercatori. Oggi la nave ripartirà alla volta di Nizza, per un congresso mondiale delle Nazioni Unite in cui sarà presentato l’Ocean Pact, il Patto per l’Oceano. A fare gli onori di casa, al convegno ospitato alla Mole, c’era invece il direttore del CNR di Ancona, Gian Marco Luna. Tra gli ospiti che ci ha presentato, l’addetto scientifico a Washington Maurizio Biasini, professore di Fisica sperimentale all’Università di Perugia, che per conto del Ministero degli Esteri negozia accordi di collaborazione scientifica con gli Stati Uniti. Altra eccellenza presente, Donato Giovannelli, a soli 41 anni, dopo essersi formato all’università di Ancona ed essere passato per Princeton, Rutgers e Tokyo, è già professore universitario in Microbiologia ambientale alla Federico II di Napoli, a dimostrare ìl livello dell’ateneo dorico. Prossimo appuntamento per gli amanti della scienza e dell’ambiente: il convegno dell’Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia (AIOL). Il 3 giugno alla Mole Vanvitelliana sarà aperto al pubblico.