Covid, via agli anticorpi monoclonali: autorizzato anche il San Gerardo di Monza

Paolo Bonfanti, direttore di Malattie infettive: "Già iniziato a trattare i primi 10 pazienti. È un’importante opzione terapeutica per il trattamento precoce dei pazienti"

Covid, via agli anticorpi monoclonali

Covid, via agli anticorpi monoclonali

Monza - L’Asst Monza ancora in prima linea nella lotta al Covid. Insieme agli altri 16 reparti di Malattie infettive in Lombardia e all’Asst Valtellina e Alto Lario, anche il San Gerardo è stato autorizzato da Regione Lombardia alla prescrizione e somministrazione degli anticorpi monoclonali, le proteine in grado di neutralizzare gli antigeni, cioè quelle sostanze estranee all’organismo, come virus e batteri.

Come annunciato dall’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco e del ministero della Salute alle cure a base di anticorpi monoclonali è arrivato febbraio e la selezione del paziente è stata affidata ai medici di famiglia, ai pediatri di libera scelta, ai medici delle Usca (le Unità speciali di continuità assistenziale attivate dalle Agenzia di tutela della salute per migliorare l’assistenza domiciliare dei pazienti Covid) e più in generale ai medici (medicina interna, malattie infettive e pneumologia) che abbiano l’opportunità di entrare in contatto con i pazienti che poi saranno presi in carico dalle strutture ospedaliere e ambulatoriali.

«Gli anticorpi monoclonali anti SARS-CoV 2 rappresentano una importante opzione terapeutica per il trattamento precoce dei pazienti affetti da Covid – afferma Paolo Bonfanti, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive della Asst di Monza –. Durante la scorsa settimana, abbiamo iniziato a trattare i primi dieci pazienti in parte inviati dall’hotspot territoriale della Asst e in parte identificati dalle strutture presenti in ospedale che seguono i pazienti fragili. Questi ultimi - ad esempio pazienti con malattia cerebrovascolare, oncoematologici, diabetici - hanno un maggiore rischio di sviluppare l’infezione da nuovo coronavirus nella sua forma più grave e sono quindi i soggetti che devono essere identificati e candidati a questo tipo trattamento".

E per questo il fattore tempo ha un peso significativo: "L’identificazione deve essere precoce – conferma il professor Bonfanti –, nei primissimi giorni di malattia quando il paziente è asintomatico o ha sviluppato sintomi in forma lieve". «Per l’utilizzo del farmaco innovativo è fondamentale garantire l’appropriatezza degli accessi – sottolinea il direttore dell’Asst Monza Mario Alparone –. È mia intenzione proporre un protocollo che ingaggi attraverso una modalità condivisa ospedale e territorio, così come abbiamo fatto per l’invio dei pazienti dai medici di medicina generale agli hotspot territoriali che per primi abbiamo aperto e che sono state operazioni di successo proprio per la logica di rete adottata. Diversamente, si reitera quello che è successo in fase uno per il plasma iperimmune, quando i parenti dei nostri pazienti lo richiedevano senza avere coscienza delle condizioni di utilizzo".