Studio su Covid e malattie del cuore: Pistoia, patto ospedale-università

Il direttore di cardiologia: "Seguiamo i pazienti positivi con altri problemi, avremo i risultati tra un anno"

Pistoia, 29 marzo 2022 - ​La paura del ricovero o il timore di dover entrare in un luogo avvertito come "moltiplicatore" del virus hanno funzionato da freno. Risultato: alcuni di quei pazienti che in pandemia avrebbero dovuto recarsi in ospedale per cause cardiache, hanno infine scelto di non andarci. Con conseguenze immaginabili e un aumento dell’esposizione alle complicanze.

Green pass 1 aprile, come cambia la vita - Covid Toscana, bollettino 28 marzo

Covid ha voluto dire anche questo, come spiega il direttore della struttura complessa di cardiologia del San Jacopo, il dottor Marco Comeglio, con il quale affrontiamo il tema delle patologie cardiache in rapporto all’infezione da Sars-CoV-2.

Dottore, partiamo dall’evidenza dei dati: quanto sono frequenti le miocarditi in pazienti che abbiano contratto il Covid?

"Occorre in prima analisi distinguere tra le miocarditi intese come danno diretto del virus sulle cellule miocardiche, evento di fatto molto raro, dalle miocarditi quale espressione dello stato infiammatorio sistemico conseguente all’infezione da Sars-Cov-2, con interessamento di vari organi tra cui anche il miocardio. Si è visto che un danno miocardico da Covid, documentato in sostanza dall’aumento di alcuni enzimi tipici del miocardio, è riscontrabile in un intervallo che va dal 20 al 40% dei casi. Si tratta nella grande maggioranza dei casi di danni lievi, senza particolari conseguenze, tuttavia in alcune circostanze si possono verificare complicanze anche gravi, in particolare aritmie, eventi tromboembolici e scompensi cardiaci. Un dato che appare chiaro è relativo alla maggiore incidenza di complicanze nei soggetti con malattie cardiovascolari preesistenti, quali ipertensione, cardiopatia ischemica o insufficienza cardiaca, nei quali la prognosi risulta pertanto più grave"".

Quanto lo stress e l’ansia legati alla pandemia possono comportare complicanze o esposizioni a rischi per il cuore?

"Più che di stress parlerei del timore dell’ospedalizzazione che ha fatto sì che molti soggetti che avrebbero dovuto recarsi in ospedale per cause cardiache non ci siano andati, determinando così un aumento delle complicanze. Come San Jacopo stiamo attualmente conducendo uno studio con le università di Firenze e di Siena che prende in considerazione molti soggetti da noi ricoverati per Covid che abbiano avuto problematiche di tipo cardiovascolare. Li seguiremo nel tempo per rivalutare se ci siano state delle conseguenze a lungo termine, per far luce sulla portata dei danni in presenza del cosiddetto ‘long covid’. I risultati di questo studio arriveranno alla fine del prossimo anno".

Conseguenze indirette del Covid: sono cambiati e in che misura i controlli di routine o quelli nell’ambito della prevenzione?

"Abbiamo sempre mantenuto attivi tutti gli ambulatori cercando di non chiudere, rispettando il calendario delle visite cardiologiche perché abbiamo ritenuto fondamentale non interrompere questo tipo di attività. Avere il polso della situazione, vedere se un paziente che abbia contratto il Covid abbia avuto anche un interessamento cardiaco, infiammatorio o i schemico, consente di prendere in carico il paziente quanto prima, scongiurando tutta una serie di altre conseguenze. Certo, una leggera flessione c’è stata, ma si tratta di un modesto numero di casi".

Raccomandazioni e consigli che si sente di dare?

"La prima e fondamentale: occorre vaccinarsi contro il Covid, è l’arma più efficace che abbiamo avuto e abbiamo a disposizione. Ricordo che episodi di miocardite da vaccino sono estremamente rari, verificandosi dai 20 ai 40 giovani maschi per milione, da uno a 4 giovani donne per milione, dunque numeri che niente hanno a che vedere con le miocarditi da Covid. Oggi ci sono anche farmaci che possono essere impiegati con efficacia nei casi di infezione, questo però non esclude l’importanza della prevenzione".

linda meoni