D'Incà e la mossa (disperata) per evitare la crisi di governo. Ma Draghi dice no

Il piano del ministro dei Rapporti con il Parlamento stoppato dal premier Draghi: “L’unica via è la fiducia”

Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D'Incà (Foto Ansa)

Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D'Incà (Foto Ansa)

Roma, 14 luglio 2022 – Come Penelope. Di notte disfa e al mattino tesse. Il soggetto di tanto lavorìo è il Movimento 5 stelle, diviso al suo interno tra chi vuole la crisi di governo e chi, invece, preferisce restare dov’è fino alla primavera del 2023.

E così, mentre il protagonista della serata di ieri era stato Giuseppe Conte, quello di oggi è Federico d’Incà, sconosciuto ai più, il quale tuttavia vanta i gradi del ministro. Ministro dei Rapporti con il Parlamento. Un ruolo che in queste ore di trattative matte e disperatissime è diventato decisivo. O quasi.

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È proprio il pentastellato D’Incà, infatti, a mettere in atto l’ultimo tentativo per salvare il salvabile: sgravare della fiducia il voto sul Dl Aiuti. Il piano è semplice: se i senatori hanno facoltà di pronunciarsi sui singoli articoli, gli esponenti del Movimento 5 stelle possono bocciare le norme che non condividono, e il governo resta a galla. Almeno fino alla prossima tempesta.

Il primo atto del ministro, stamattina, è stato convocare i capigruppo di maggioranza per proporre loro la via d’uscita. Un’operazione che Davide Faraone di Italia Viva bolla come “veramente incredibile”. Sulla quale, assicura D’Incà, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, "viene costantemente aggiornato".

E’ il premier, tuttavia, a spegnere le speranze del ministro grillino. “L’unica via possibile è il voto di fiducia”, sentenzia. Come a ribadire, per l’ennesima volta: non mi faccio tirare per la giacchetta. Consapevole del fatto che, superata questa burrasca, ne dovrebbe comunque superare un’altra appena oltre l’orizzonte. La scadenza delle elezioni politiche, infatti, agita i partiti, soprattutto quelli che perdono consensi.

Chi, invece, condurrebbe volentieri l’esecutivo nel porto sicuro della fine della legislatura, è il segretario del Partito democratico. "Quello che è accaduto è un passaggio di discontinuità molto forte, di cui bisogna prendere atto e di cui non si può far finta di niente”, commenta Enrico Letta. Il quale chiede “un chiarimento in Parlamento in cui ognuno dice chiaramente che cosa vuole fare”. E cosa vuole diventare.