Russia, proteste contro la guerra in Ucraina: dalla piazza al web

Molti manifestanti stanno già subendo i primi segnali di una repressione che si preannuncia senza sconti: nelle ultime ore fermate quasi 600 persone

Russia, proteste contro la guerra in Ucraina

Russia, proteste contro la guerra in Ucraina

Quasi 600 persone sono state fermate nelle ultime ore in decine di città della Russia per avere manifestato contro l'intervento militare in Ucraina.  I dati sono stati raccolti e divulgati dal gruppo per i diritti civili OVD-Info. La città dove il numero di arresti è stato più alto è Mosca, con 249 fermi, seguita da San Pietroburgo, con 239.  Queste persone fanno parte della minoranza pacifista che ha iniziato ad alzare la voce e sta già subendo i primi segnali di una repressione che si preannuncia senza sconti.

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Ieri sera, numerosi manifestanti sono scesi in piazza a san Pietroburgo. Ma chi ci ha messo la faccia sta già pagando sulla sua pelle. Dopo le proteste di giovedì in una cinquantina di città russe, che secondo l'Onu hanno portato a circa 1.800 fermi, un tribunale di Mosca ha condannato a dieci giorni di prigione Kirill Goncharov, vice capo della sezione moscovita del partito d'opposizione russo Yabloko, accusandolo dell'organizzazione della manifestazione nel centro di Mosca. A Ilya Fomintsev, fondatore e direttore della Fondazione di San Pietroburgo "Non invano", sono stati inflitti 20 giorni di carcere. Ed è stato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov a ribadire, in conferenza stampa, che non c'è spazio per il dissenso. "Per legge, questi cittadini non hanno il diritto di tenere manifestazioni ed esprimere il loro punto di vista a meno che non rispettino determinate procedure. Ci possono essere picchetti in solitaria ma tali eventi, li definirei massicci, che coinvolgono un certo numero di persone, semplicemente non sono consentiti dalla legge". 

Nel frattempo, ha raccolto oltre 400.000 firme in meno di un giorno una petizione online contro la guerra pubblicata sulla piattaforma Change.org e creata, secondo la testata online Meduza, dall'attivista per la difesa dei diritti umani Lev Ponomaryov. "Prendete parte al movimento contro la guerra, opponetevi alla guerra. Fate questo per mostrare al mondo intero che in Russia c'erano, ci sono e ci saranno persone che non accetteranno le bassezze perpetrate dalle autorità", si legge nel testo.

La protesta corre anche sui social: molti utenti russi hanno cambiato la loro foto profilo con un quadrato nero in simbolo di lutto o hanno aggiunto la bandiera ucraina sotto la loro immagine. Alcuni volti noti del mondo dello spettacolo, come il conduttore Ivan Urgant, hanno postato messaggi come "Paura e dolore. No alla guerra", senza mai nominare il presidente Vladimir Putin, ma in un gesto che in Russia può portare a ritorsioni. Prese di posizione anche da parte dell'anchor Maksim Galkin,della rockstar Zemfira Ramazanova e dell cantante Valery Meladze, noto per la sua popolarità come lo zar delle classifiche.

E' entrata a fare parte della protesta virtuale anche la figlia del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Lisa Peskova che vive tra Mosca e l'Europa, ha postato una story su Instagram con lo schermo nero e l'hashtag #noallaguerra, che sta riempiendo le bacheche e i profili di molti russi in questi ultimi due giorni. A darle man forte anche l'ex moglie di Peskov. Tra le voci critiche si segnala pure quella di un'altra "figlia eccellente", Tatiana Yumasheva, figlia dell'ex presidente Boris Eltsin, lo stesso che consacrò Vladimir Putin come successore. Yumasheva ha scritto oggi su Facebook un post contro l'invasione russa, come riporta Moscow Times, sottolineando che si tratta di persone legate all'elite politica russa.