"I vaccini abbatteranno anche le varianti. E siamo vicini all’immunità di gregge"

Renzo Berti, direttore della Prevenzione dell’Asl, rassicura: "Solo sei casi di Delta e con sintomi banali. La campagna funziona"

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Sono al momento sei i casi di variante Delta tra Firenze città e provincia. Nessuno ha sintomi gravi, e questo è ciò che più conta. Uno di loro aveva completato il ciclo vaccinale e dunque non ha alcun sintomo. Il caso è emerso grazie a uno screening obbligatorio effettuato sul posto di lavoro, altrimenti non sarebbe mai venuto alla luce. Un altro aveva invece ricevuto la prima dose di vaccino. E ha "sintomi banali", come riferisce Renzo Berti, direttore del dipartimento Prevenzione dell’Asl Toscana centro. Con lui facciamo il punto riguardo alla situazione delle varianti, e non solo, sul nostro territorio. "Quella che maggiormente ci preoccupa adesso è la Delta, che era chiamata ‘variante indiana’ prima che la denominazione riferita al Paese d’origine venisse sostituita dalle lettere dell’alfabeto greco – spiega Berti –. Fortunatamente, gli studi attuali ci dicono che la vaccinazione continua a essere efficace, anche se per contrastare le varianti deve essere completa".

Come definire le varianti?

"Sono fenomeni naturali, legati all’evoluzione del virus che, come tutti gli esseri viventi, si adegua alle circostanze e quindi cambia alcuni suoi aspetti. Possono rappresentare un problema qualora la vaccinazione non sia valida anche per loro. Ma, appunto, per ora su questo aspetto possiamo tirare un sospiro di sollievo, come dicevo prima".

Un vaccinato può comunque infettarsi…

"La vaccinazione ha un effetto protettivo dalla malattia, non dall’infezione. Quindi un vaccinato ha pochissime probabilità di sviluppare la malattia ma può infettarsi e diffondere l’infezione".

Cosa dire dell’ultima arrivata, la variante k?

"E’ l’ultima emersa. La sua caratteristica è che interessa prevalentemente la popolazione giovanile. Come nel caso della variante Delta, presenta sintomi poco rilevanti. Si tratta di malesseri quali febbre e disturbi dell’apparato respiratorio. Il rischio è che le persone sottovalutino questi sintomi e che dunque non emergano i casi di positività. Sempre bene dunque sottoporsi al tampone. Capisco il fastidio e la stanchezza generale, ma è importante. Ricordiamoci che le varianti hanno una grande capacità di diffusione. La loro capacità di contagio è assimilata a quella del morbillo. Insomma, le varianti possono imporsi e diventare prevalenti. Bene dunque fa la Regione Toscana a prevedere il sequenziamento di tutti i tamponi".

Quando possiamo sperare di avere l’immunità di gregge nella nostra regione?

"In base al nostro calcolo comparativo, a fine settembre dovremmo raggiungere il 75% della popolazione generale. Teniamo sempre conto a tal proposito che al momento gli under 12 non possono essere vaccinati. E che si contano, in base a uno studio di carattere nazionale che può esser riportato sul nostro territorio, un 8% di no vax e un 17% di ‘perplessi esitanti’".

Cosa dire infine riguardo all’ipotesi di una terza dose?

"Al momento l’unica definizione giuridica è quella che prevede la validità della copertura immunitaria una volta che sono trascorsi nove mesi dalla prima dose. Però il dibattito nella comunità scientifica è aperto. Trattandosi di una malattia nuova, nessuno può dire quanto durerà l’immunità. C’è chi arriva a dire un anno e chi, tra gli ottimisti, parla di due anni. Ma sono tutte ipotesi. La terza dose viene data un po’ per scontata ma sarà l’Oms ad esprimersi. Poi bisognerà valutare la modalità. Noi pensiamo che il modello attuale degli hub dovrà essere superato da una vaccinazione più diffusa. Passeremo insomma da una fase straordinaria a una ordinaria".

Elettra Gullè