Il congresso del Pd: Schlein è pronta. Ma la sinistra di Orlando ora punta su Ricci

L’ex vicepresidente dell’Emilia domenica scioglierà ufficialmente la riserva. Il sindaco di Pesaro sostenuto da chi vuole l’alleanza con i Cinque Stelle

In vista del prossimo congresso anticipato del Pd (primarie finali, quelle aperte, il 19 febbraio), si scaldano i pretendenti. Con Stefano Bonaccini e l’ex lettiana Paola De Micheli già in campo, le novità sono due: Elly Schlein e Matteo Ricci. La pasionaria dei diritti domenica lancerà la sua candidatura al Monk, locale periferico ma trendy di Roma. "Tutte e tutti al Monk" l’appello. Con lei ci saranno le Sardine, una spruzzata di liste civiche, ecologiste, Lgbtq, femministe, ma anche tante correnti. Quelli di ‘Coraggio Pd’ di Brando Benifei, pur assente fisicamente, un bel pezzo di lettiani e tutta Area dem, l’area di Dario Franceschini. Il big ed ex ministro non interverrà, ma manderà molti dei suoi ambasciatori: la neo-deputata Michela De Biase, sua moglie, e altri della sua area (Braga, Sereni, Picierno). Anche Peppe Provenzano, altro pezzo pregiato di sinistra interna, è della partita e già si è ritagliato il ruolo di ‘consigliori’ di Elly nel difficile mondo del Pd. Come pure Nicola Zingaretti che – assai piccato contro il più forte in campo, Bonaccini, che già macina chilometri e consensi (sindaci, i liberal Base riformista), bollato come ‘renziano’ – porterà le sue truppe laziali alla corte di Elly.

Pd, Bonaccini blinda la corsa. "Niente ticket con Elly Schlein, più sindaci nel partito"

La deputata italo-svizzera del Pd Elly Schlein, 37 anni
La deputata italo-svizzera del Pd Elly Schlein, 37 anni

Chi ancora nicchia è Andrea Orlando, che pure ha avuto diversi incontri, ma non risolutivi, con lei. Il nume tutelare della sinistra, Goffredo Bettini, vuole sponsorizzare la candidatura del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, e pure Orlando ne apprezza, da un po’, le uscite, assai marcate a sinistra, contro i renziani, e pro alleanza con i 5S. Ma se la sinistra storica va su Ricci – che ritarda la sua discesa in campo, ora per metà dicembre – e pezzi di sinistra più movimentista sono in scia Schlein (compresi quelli di Articolo 1 di Speranza), il fronte si divide e Bonaccini ne raccoglie i frutti.

Però, anche il governatore ha i suoi pensieri. Il patto con il sindaco di Firenze, Dario Nardella, pareva fatto (Bonaccini segretario, Nardella presidente), ma è tornato in alto mare. Nardella non si candiderà in prima persona, parla di "forza del ‘noi’ sull’egoismo dell’’io’", ma non ha ancora scelto. In realtà Bonaccini dice "penso che mi sosterrà, stiamo discutendo, e avrà un ruolo importante" in segreteria. Però le cariche di vicesegretario e presidente del Pd, Bonaccini le vuole dare a due donne, una del Sud.

Poi c’è il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che chiede di chiamare il Pd "Partito del Lavoro". "Sì, come il partito comunista albanese", sbottano i riformisti. Pure Lepore vuole fermare Bonaccini. E qui entra in scena la scrittura del nuovo Manifesto dei valori del Pd, compito affidato a 87 saggi. I lavori, aperti ieri, vanno in senso diametralmente opposto al Manifesto del 2007. Alla prima riunione – supervisionati da Letta e Speranza – i riformisti ne sono usciti con i capelli ritti. L’asse Speranza-Orlando-Cuperlo – è l’accusa – vuole scrivere un Manifesto super-radicale, contro "l’ideologia neoliberista" (Speranza), "che ribalti l’impostazione del 2007" (Orlando), "in linea alle tesi di Marx" (Cuperlo). Obiettivo, demolire il Manifesto del 2007, "impregnato di neoliberismo e antipolitica", ma pure imbrigliare il futuro segretario, chiunque sia, a un approccio da ‘partito del lavoro’ di iper sinistra.