La versione di Toti: "No a nuovo deficit contro il caro energia. Evitate false promesse"

Il leader di Noi Moderati: il price cap europeo al gas non è la panacea. "Usiamo i soldi del Pnrr per calmierare l’impatto delle bollette. Un governo di centrodestra è un favore a Putin? Strumentalizzazioni"

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, 54 anni, guida Noi Moderati

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, 54 anni, guida Noi Moderati

Roma, 1 settembre 2022 - Stando ai sondaggi la quarta ruota della coalizione di centrodestra ancora non ha messo il turbo. Forse perché è nata solo all’ultimo momento, forse perché l’offerta non è abbastanza chiara. Giovanni Toti, governatore della Liguria nonché una delle anime di Noi Moderati (le altre sono Lupi, Brugnaro e Cesa), non sembra preoccupato.

Presidente, le ultime rilevazioni vi danno sotto il 3%: ce la farete?

"Sono tranquillo. Con buona pace dei sondaggisti, bisogna fare i conti con il 60% di indecisi. La gente sta riponendo adesso il costume da bagno nell’armadio: penso che raggiungere il quorum del 3% sia un obiettivo alla portata del nostro schieramento. Anzi, per essere un simbolo nato la scorsa settimana, mi stupisce non solo che gli italiani sappiano chi siamo, ma che un 2% degli elettori si riconosca nella nostra sigla".

Prima dei problemi del partito, però, ci sono quelli che riguardano tutti, a cominciare dall’energia. È favorevole allo scostamento di bilancio?

"Ogni volta che succede qualcosa in Italia, tutti chiedono di fare nuovo deficit. Ma sono gli scostamenti di bilancio che hanno portato il debito pubblico a livelli spaventosi. Tanto che se le banche centrali aumentassero i tassi in modo significativo, verrebbe sottratta una grossa fetta di ricchezza al Paese".

Allora, che cosa propone per risolvere il problema del caro bollette?

"Intanto, spiegherei agli italiani che il price cap europeo non è la panacea. Porre un tetto europeo implica che, ove i fornitori non fossero disposti a vendere il gas al prezzo da noi indicato, noi restiamo senza, e dunque dobbiamo essere pronti al razionamento".

E quindi?

"Ci sono quattro passaggi che possono essere fatti prima: intanto, si deve sganciare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Quindi si possono continuare a sterilizzare una serie di voci fiscali presenti in bolletta. Poi si possono utilizzare, almeno parzialmente, i fondi europei – con l’okay di Bruxelles – a ristoro di alcune tipologie di imprese. Infine per alcune piccolissime aziende – penso ai piccoli laboratori o alle serre – la riconversione in gasolio o gpl degli impianti a gas".

Torniamo a Noi moderati: siete un cartello elettorale o una scommessa politica più ambiziosa?

"Una scommessa politica più ambiziosa. Se il centrodestra vince le elezioni, si dovrà cimentare con una prova di governo tutt’altro che facile: credo che l’apporto di un movimento come il nostro possa essere molto utile alla coalizione".

Qual è la vostra specificità?

"Noi portiamo dentro il centrodestra quella cultura di governo, quel senso di responsabilità, quel pragmatismo che spesso sono mancati alla politica italiana negli ultimi 5 anni. Gli altri fanno promesse mirabolanti, parlano di rigassificatori da fare in tempi brevi o di strade da costruire, io qui in Liguria, come governatore, l’ho già fatto. Pure Brugnaro, come sindaco di Venezia, o Lupi, che è stato ministro ma anche assessore allo Sviluppo territoriale di Milano, si sono confrontati con questioni analoghe".

Quali sono le differenze con Forza Italia?

"È il partito di Berlusconi, ha una lunghissima storia ma i numeri ci dicono che non è più sufficiente a rappresentare i moderati. Mi rivolgo agli elettori che hanno scelto per anni di votare partiti di centro, come era Forza Italia, e che ora si trovano alla ricerca di un’offerta politica".

Non potrebbero trovarla nel Terzo polo?

"No. Un voto moderato pragmatico è un voto che deve essere utile, incidere cioè sull’azione di governo. Gli amici del Terzo polo stanno sulla collina a zampillare acqua santa di buoni consigli, sapendo che saranno irrilevanti perché il sistema maggioritario premia le coalizioni".

Resterete comunque nel centrodestra?

"Senza dubbio: mi auguro che la coalizione prenda tanti voti da arrivare a un governo stabile, e noi chiederemo un’opportuna rappresentanza per suggerire le nostre proposte".

Se dovesse elencarle?

"Semplificazione per le opere pubbliche, semplificazione del mercato del lavoro e reintroduzione dei voucher, modifica del reddito di cittadinanza, una maggiore concretezza nella formazione professionale"

In caso di vittoria, se Giorgia Meloni prende più voti di tutti, sarà premier?

"Assolutamente sì. Se Giorgia Meloni prende più voti di tutti e il centrodestra ha la maggioranza in entrambe le Camere, io indicherò il suo nome al capo dello Stato".

Dicono gli avversari che un governo di centrodestra sarebbe un favore a Putin e un disastro per i conti pubblici.

"Sono becere strumentalizzazioni. Anni fa la Russia era considerata dall’Occidente un alleato politico-economico ed era normale che i leader incontrassero Putin. Ora con quel Paese siamo in conflitto, ed è chiaro che non ci devono essere ambiguità. Quanto ai conti pubblici, come ho detto, sono contrario a fare nuovo deficit".

È d’accordo sulla flat tax?

"Io sono per una semplificazione che vada verso la tassa piatta per categorie, mantenendo la progressività. Quanto all’aliquota, sarà fissata dalle compatibilità di bilancio".

Però, non sono queste le promesse sulla flat tax che stanno facendo i vostri alleati.

"Il mio moderato appello ad amici e avversari è ’piano con le promesse’. Se costruiamo una maggioranza di governo solida e stabile e facciamo qualche riforma per il Paese, rimediamo al baratro dei conti prodotto dalla pandemia, e teniamo sotto controllo i prezzi, è già molto".