Senigallia, la rabbia dopo l'alluvione. Il geologo: perché è successo e cosa serviva

Reportage dal lungomare. "Un tradimento, qui non era mai arrivata". Città spettrale, tra famiglie bloccate in casa e turisti. La solidarietà

Senigallia, 16 settembre 2022 - Come un tradimento questa alluvione che ha devastato le Marche, un’altra volta. Dopo la tragedia del 2014 e i morti, anche allora. Senigallia colpita al cuore, ancora. Monta la rabbia, dopo il disastro. "Mai vista una cosa del genere", la frase più ripetuta, mentre la furia del fiume ha abbattuto anche le balaustre in pietra del ponte Garibaldi.

"Sul lungomare non era mai arrivata"

"Qui non era mai arrivata, sul lungomare non era mai arrivata", non si capacita Vittoria Fraboni. Gambali e scopa, con tutta la famiglia pulisce il cortile di casa. Stanotte ha pianto, ora sorride. "Perché dopo il 2014? Lo vorrei sapere anch'io. Ma come stavolta non era mai successo".

La rabbia si affaccia fin dalla zona industriale, tutti al lavoro per rimediare al disastro, "guardi, danni dappertutto". Le strade come laghi, deviazioni e vigili urbani ovunque, arrivare a destinazione è un'impresa per tutti.

"Ecco perché è successo"

Andrea Dignani, geologo-geomorfologo fluviale, consulente scientifico del WWF, studia da anni il fiume Misa, il grande malato. Non basta, chiarisce, parlare di un  evento estremo. C'è dell'altro. "Il bacino del Misa, piccolo e stretto, è molto sensibile e vulnerabile a questi eventi - chiarisce -. In questi anni non è stato gestito il reticolo idrografico minore, mi riferisco in paticolare ai fossi e agli affluenti del Misa".

Che cosa serve?

"Questo reticolo - è l'analisia del geologo - andrebbe rinaturalizzato con tecniche di Ingegneria Naturalistica per evitare le erosioni e le frane, per rallentare il deflusso delle acque ed evitare che si riversino tutte contemporaneamente sul Misa". "Sull'alveo del Misa - prosegue l'esperto - sarebbero state utili le aree di laminazione diffuse per laminare le piene prima di arrivare al centro di Senigallia.  Infine una migliore gestione delle aree agricole con con piccoli bacini di raccolta delle acque meteoriche e laghetti collinari utili anche per i periodi siccitosi".

Casse di espansione a nord

Altro capitolo dolente: le casse di espansione a nord. "C'è un processo in corso per alluvione colposa e questa è una delle questioni che dovranno essere chiarite - sottolinea il geologo -. Su tutto, un cartezza: il progetto definitivo era già pronto nel 2006".

Solidarietà nella tragedia

Sul lungomare di Senigallia il clima è irreale. Turisti seduti al ristorante, come fosse una bella giornata di settembre qualsiasi e non l'Apocalisse che è stata. Ma basta attraversare la strada per vedere tutto un altro mondo. Un metro d'acqua che affoga tutto, cortili cantine e auto parcheggiate. All'ora di pranzo Salvatore, sommozzatore della Finanza, con ciabatte da mare ai piedi e muta addosso s'avvenutra nel lago d'acqua per portare il pranzo a una famiglia bloccata in casa, è l'ultima casa là in fondo. Solidarietà tra vicini di casa, chi non ha la corrente si è arrangiato comunque per cucinare qualcosa per chi sta peggio.

"Aiuto, come faccio a tornare a casa"

Una ragazzina in motorino vede un gruppo di finanzieri e rassicurata dalla divisa si ferma. "Come faccio a tornare a casa?", si dispera. E comincia a piangere, si asciuga le lacrime ma non riesce a smettere. La rassicurano, "aspetta, ti aiutiamo noi, tranquilla, calmati". 

Salvataggio all'ultimo respiro

C’è una finestra aperta che racconta un salvataggio all’ultimo respiro, una giovane coppia stanotte stava dormendo quando acqua e fango hanno invaso tutto, "li abbiamo aiutati a uscire dalle finestre". Loro hanno il viso terreo che racconta quei momenti di puro terrore.

"Che cosa dobbiamo aspettarci?"

Colpisce la dignità di tutti, chini a lavorare per ripartire. Con un brivido lungo la schiena, però. "Il pensiero è alle previsioni. Ci chiediamo: che cosa dobbiamo aspettarci?".