"Sì al suicidio assistito". Ma è battaglia legale

Un paziente ottiene il via libera dal comitato etico dell’Asur Marche, anche se in Italia non ci sono le modalità d’attuazione. La palla al tribunale

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di Marina Verdenelli

ANCONA

Si apre una porta al suicidio assistito anche in Italia. Il primo parere sanitario sui requisiti in possesso a un paziente richiedente arriva in terra marchigiana anche se la strada che dovrà indicare come e quando si procederà sembra ancora tutta in salita. Il comitato etico dell’Asur ha riconosciuto che il paziente, Mario, 43enne della provincia di Ancona, tetraplegico da più di dieci anni a causa di un incidente stradale, rientra nelle condizioni stabilite da una sentenza della Corte Costituzionale di due anni fa sul caso Cappato (quello di Dj Fabo) per essere accompagnato al suicidio senza commettere reato. Tuttavia, non si è espresso sulle modalità di attuazione e nemmeno sul farmaco da utilizzare.

Mario non intende interrompere i trattamenti curativi a cui è sottoposto e che lo tengono in vita, ma vuole assumere un farmaco letale individuato nel tiopentone sodico (un barbiturico), nella quantità di 20 grammi. Lo stesso farmaco che un anno fa lo ha portato a fare due ricorsi in tribunale, sezione civile, dopo che l’azienda sanitaria a cui si era rivolto gli aveva respinto la richiesta di prescriverlo. Il comitato etico, nel parere datato 9 novembre scorso e di cui solo pochi giorni fa l’associazione Coscioni che segue il 43enne ha ricevuto l’esito, ha riconosciuto le condizioni stabilite dalla Consulta, secondo cui non è punibile chi aiuta al suicidio una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da patologia irreversibile che è fonte di sofferenza intollerabile e che è capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

Lo stesso comitato, in merito alla modalità, alla metodica e al farmaco ha detto che "la richiesta di fornire una valutazione non può essere soddisfatta" mancando una serie di specifiche che hanno portato il richiedente a scegliere quel farmaco e in quella quantità e mancando anche come lo assumerà. Il comitato ha liquidato la cosa non ritenendo "di sua competenza indicare le modalità alternative a quanto richiesto".

Tra associazione Luca Coscioni e Regione è già braccio di ferro. L’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini tira di nuovo in ballo il tribunale. "Viviamo in un Paese democratico dove c’è la divisione dei poteri, c’è un tribunale che decide in materia". Di altre vedute l’associazione Coscioni che segue Mario a livello legale. "In Tribunale non si tornerà più – risponde Filomena Gallo, segretaria dell’associazione e nel team degli avvocati del paziente tetraplegico – perché c’è già una sentenza definitiva del 9 giugno scorso".

Anche dal Vaticano prendono posizione: "La strada più convincente sono le cure palliative". "È comprensibile la sofferenza determinata dalla tetraplegia – dice monsignor Vincenzo Paglia, alla guida della Pontificia Accademia per la Vita – e non possiamo in nessun modo minimizzare la gravità di quanto vissuto da Mario ma rimane la domanda se la risposta più adeguata davanti a una simile provocazione sia di incoraggiare a togliersi la vita". Intanto, dopo il primo parere il paziente ha commentato: "Mi sento leggero, mi sento svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni".