Siccità in Italia, 35 dighe mai completate: ambientalisti, burocrazia e sprechi

Gli invasi iniziati e non finiti sono costati già 600 milioni. Il caso delle lontre da proteggere nel Reggiano

Il torrente Bisagno in secca in larga parte del suo percorso a causa della siccità (Ansa)

Il torrente Bisagno in secca in larga parte del suo percorso a causa della siccità (Ansa)

È successo con lo stop alle trivelle per estrarre il gas e alle pale eoliche per produrre energia con il vento. Ma decenni di giungla burocratica uniti alle battaglie ambientaliste e alle proteste di chi approverebbe anche tutto (dalle dighe agli inceneritori) basta che non vengano costruiti vicino alla propria casa, hanno fermato anche l’acqua. O meglio la costruzione di invasi di cui avremmo bisogno come il pane. Soprattutto adesso con siccità e cambiamenti climatici che ci hanno fatto capire, ricorda Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, quanto sia importante avere riserve d’acqua soprattutto per irrigare i campi e far funzionare le aziende che, rispettivamente, utilizzano il 47 e il 28% delle risorse idriche. Risorse, avverte Stefano Mariani, ricercatore Ispra, in costante riduzione. E anche se fossimo virtuosi e mettessimo in atto l’agenda per salvare il Paese dall’effetto serra, nel 2100 la quantità si ridurrà del 10%. E del 40% in caso contrario.

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Se, aggiunge Mariani, la prima cosa da fare sarebbe disporre di un Osservatorio pubblico-privato per conoscere con precisione quali sono le nostre risorse e quante ne utilizziamo, rimane il problema di un’Italia a rischio-acqua. E quello di dighe e invasi, sottolinea Maurizio Righetti, docente di costruzioni idrauliche all’Università di Bolzano, "non si può risolvere dalla sera alla mattina e, come sempre in Italia, quando scoppia un’emergenza". Quello della diga di Enza nel Reggiano, i cui lavori sono stati fermati nel 1988 per l’allarme lontre, è solo la punta di un iceberg. Dal censimento realizzato in vista del Pnrr dall’Anbi, l’Associazione dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, ricorda il presidente Francesco Vincenzi, era emerso che in Italia c’erano 35 opere idrauliche incompiute in 10 regioni (in gran parte al Sud) costate finora oltre 650 milioni e che necessiterebbero altri 800 per essere completate.

Tra le tante "incompiute" la Coldiretti ricorda la diga del Pappadai (Taranto), quattro invasi da anni non utilizzati nella provincia di Potenza e la vicenda della diga campana di Campolattaro che dopo quasi quarant’anni dal finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno (69 miliardi di vecchie lire) si è sbloccata solo nel 2020 ma a oggi mancano ancora i soldi per la parte irrigua.

Coldiretti con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cdp ha lanciato il progetto per realizzare un migliaio di bacini d’accumulo con i quali si potrebbe trattenere il 40-50% di risorse idriche. E per Vincenzi è importante attuare il "piano laghetti", che comprende 39 grandi invasi multifunzionali, inserito nel Pnrr. Del resto, spiega il professor Righetti, "oggi è impensabile risolvere il problema con le grandi dighe per cui servono decenni e investimenti enormi. E che, da metà anni Sessanta, dopo la tragedia del Vajont, hanno visto il grafico dei progetti scendere fino ad appiattirsi. Ma basterebbe almeno investire per un’adeguata manutenzione ed efficientamento dei circa 530 impianti di interesse nazionale – che assicurano gran parte dell’energia idroelettrica che copre circa il 15% del fabbisogno nazionale –, dalla pulizia dai sedimenti all’introduzione della tecnologia a pompaggio. Il problema, avverte Federica Brancaccio, presidente di Ance, "è quello della burocrazia".

Un problema storico di questo Paese dove per le grandi opere servono quasi 16 anni e al quale con Pnrr e nuovo Codice degli appalti "abbiamo finalmente la possibilità di porre rimedio". "Al di là del caso a effetto delle lontre – risponde Chicco Testa – il problema esiste, e riguarda questo Paese. Ma parlando di acqua e di emergenza climatica, potrebbe essere meno difficile superarlo". Ce la faremo? "Non ho la palla di vetro per saperlo ma non servono leggi speciali, solo buona volontà".