Tamponi, maxi "riffa" della Vigilia Ore di notte sul portale a prenotarli

Le disponibilità si riaprono dopo le 24: ed è bagarre. Il 25 decine di auto al drive through di Indicatore. Regali aperti a distanza: famiglie in collegamento tv, e in città di rivedono i rider per l’asporto

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di Alberto Pierini

Una volta sotto l’albero si giocava a tombola. Oggi impazza la riffa dei tamponi. Non bastano per tutti o più semplicemente il portale per aggiudicarseli non regge più. E Natale è corso così, in una caccia stremante al test. La disponibilità si riaccendeva di notte, dalle 24 in poi. E scattava la bagarre. "Ci dispiace, non è colpa sua ma deve riprovare". E’ l’una di notte e dalle case i positivi o i loro contatti ripartono. "Ho messo la sveglia – ci racconta una signora positiva per la seconda volta – ogni ora per tentare". Per poi arrendersi all’alba. "Posti esauriti". Chi ha fortuna ne prenota due o tre, per sè e per i familiari. Chi non vinceva neanche a tombola riparte la notte dopo. Nelle case degli oltre seimila aretini "prigionieri" la notte della vigilia e quella di S.Stefano corrono così. Il Natale ai tempi del Covid. Un incubo. Chi "vince" eccotelo in coda a Indicatore.

Il giorno di Natale alle 16 decine di auto in fila indiana, dalla rotatoria al drive through. Devi andare da solo, per non contagiare altri, con lo sforzo di chi spesso non sta bene. In ospedale finiscono in pochi ma i dolori alla "Jovanotti" (mal di gola, muscoli a pezzi, difficoltà di deglutizione) sono diffusi.

Ma se non fai il molecolare non cominciano a scorrere i giorni del conto alla rovescia della quarantena. Lasci in casa l’albero di Natale acceso e ti lanci. Mentre vai a Indicatore, intorno la città trasformata, un po’ dal Covid e un po’ dal maltempo. Alle rosticcerie tornano le file infinite non di un anno fa ma quasi. "Io ho il 60, chi stanno servendo?" 32 è la risposta, accolta con lo stesso nervosismo di quando andavi per uno a tombola e il tuo numero non usciva mai.

Dal pomeriggio del 25 i mercatini si ricompongono come se niente fosse successo: ma la pioggia esclude si creino gli assembramenti paventati dal più generico decreto della storia. E anche il primo ad entrare in vigore il 25 dicembre, davanti alla capanna. Le chiese nella notte sono aperte ma l’afflusso è lontano dai giorni migliori: la paura fa 90 come alla tombola. "Vaccinatevi" insiste il Vescovo dall’altare. "E’ l’ora di uscirne". Tra le prime panche una coppia si tiene per mano, come a resistere alla bufera. Le famiglie sono frantumate: nonni da una parte, figli e nipoti dall’altra, positivi. Ma dove non arriva il vaccino, arriva la tecnologia. Dieci persone su 4 case, impossibile incrociarsi per i regali? Ecco il collegamento a distanza, il cavo Hdmi collega computer e Tv: lo schermo si divide in 4. Apri un pacchetto e i nonni ti seguono a distanza. La diga al Covid.

La diga minore. La più importante restano i vaccini. La mattina di Natale ne vengono distribuiti 400 al Palaffari. Neanche un prenotato assente, neanche uno in ritardo. Alcune infermiere lavorano con la passata natalizia sui capelli (spesso piccole corna d’alce), un modo per difendere la festa. Sulle strade tornano a correre i raiders, in Guido Monaco si radunano come nei giorni maledetti del lockdown. In giro passa la spugna sugli eventi: addio alle feste al Borgo, al ceppo in piazza di Anghiari, alla colazione al Maec di Cortona. Addio ai presepi viventi e alle loro decine di protagonisti.

Si bloccano, come statue di cera, alla dittatura del Covid. Aspettando un anno migliore. Quando a fare paura sarà solo il 90. E potremo tornare a giocate a tombola.