Variante indiana, primi contagi in Italia. Cos'è e i dubbi sull'efficacia dei vaccini

Due casi riscontrati in Veneto. Ministero e Cts rassicurano, ma il virologo Crisanti lancia l'allarme: "Mutazione del Covid già ampiamente diffusa"

Covid, un laboratorio testa i campioni

Covid, un laboratorio testa i campioni

"I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana". Il messaggio lanciato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, è chiaro: "Non possiamo abbassare la guardia". E proprio per questo motivo, considerati soprattutto i numeri spaventosi dei contagi in India (oggi sono stati registrati 353mila casi), il ministro ha firmato un'ordinanza "che vieta l'ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all'arrivo, oltre all'obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a test contattando i dipartimenti di prevenzione''. Una misura per cercare di bloccare in tempo l'avanzata del virus, evitando gli altissimi livelli di diffusione avuti con la variante inglese.

La variante indiana in Veneto

La variante indiana del Covid è stata individuata in Veneto. L'annuncio arriva dal presidente regionale Luca Zaia: "Si tratta - ha detto - di due cittadini indiani di Bassano, padre e figlia. Le varianti ormai sono migliaia e prima o poi arrivano tutte. Affrontiamo giorno dopo giorno questi aspetti e andiamo avanti". "Altri due pazienti - continua Zaia - sono in fase di valutazione per la variante indiana, ma non risiedono a Bassano". Per quanto riguarda i due casi di Bassano, il governatore ha reso noto che "si tratta di cittadini indiani, rientrati dall'India. Sono in isolamento fiduciario a casa. La conferma è giunta dall'Istituto Zooprofilattico del Veneto. I tamponi sono stati processati oggi. Stiamo gestendo la questione senza allarmismi. La variante comunque c'è, ci è stata comunicata, ma vogliamo affrontare la situazione evitando ansie".

Variante indiana, cos'è

La variante indiana è caratterizzata da una duplice mutazione della proteina Spike. E proprio questa particolare mutazione tandem sarebbe alla base di una sua maggiore trasmissibilità, anche se gli studi sono in corso. La variante B.1.671 è stata segnalata per la prima volta lo scorso ottobre nello stato di Maharashtra in India. Attualmente si sta diffondendo velocemente nel paese asiatico, ma è ormai giunta anche in Europa. Casi sono stati registrati, oltre all'Italia, anche in Gran Bretagna, Svizzera e Grecia.

Efficacia dei vaccini

"Andrei molto cauto sul fatto che la variante indiana possa bucare i vaccini perché non ci sono dati che supportino questa tesi''. Sono le parole del presidente del Consiglio superiore di Sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, che sottolinea come ci siano ancora "alcuni aspetti, per esempio quello relativo al potere contagiante, che vanno chiariti". Quanto sta accadendo in India, ha poi aggiunto Locatelli, dimostra come "la pandemia va affrontata a livello globale, con i Paesi più fortunati economicamente che devono aiutare chi è più in difficoltà, prima di tutto per ragioni etiche". Sulla stessa linea anche Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv): "Questa variante Sars-CoV-2 segue una rotta già segnata da varianti precedenti. Tutte le mutazioni hanno già dimostrato di essere, chi più chi meno, neutralizzabili dai vaccini anti-Covid attualmente disponibili. Quindi a oggi non vedo grossi motivi per pensare che anche questa variante non debba andare incontro allo stesso destino delle altre. Però ripeto: scientificamente è sempre doveroso porsi dei dubbi. E speriamo che la ricerca ci conforti in questa ipotesi".

Allarme diffusione

"Se la variante indiana di Sars-CoV-2 è stata trovata in Veneto, vuol dire che è già ampiamente diffusa anche altrove. Perché il nostro Paese ha una bassissima capacità di sorveglianza". E' la riflessione del virologo Andrea Crisanti, dopo la scoperta dei primi casi riscontrati in Veneto. "Il problema - chiarisce il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova - è che tutte queste nuove varianti rappresentano una minaccia alle riaperture, per le quali è già un problema la variante inglese, ma sono una minaccia anche al programma di vaccinazione. Vanno monitorate e noi ancora non abbiamo la capacità per farlo. Quella indiana sembra una variante che ha un'elevata capacità di trasmissione e, sulla base delle mutazioni che la caratterizzano, potrebbe avere anche una certa resistenza al vaccino". Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, "l'arma più potente che abbiamo per ora contro la variante indiana è il vaccino. Dobbiamo arrivare a livelli più elevati di somministrazioni e al contempo impedire la replicazione del virus per contenere le varianti. Oltre a ciò, serve sequenziare il virus per individuare la variante".

Comunità internazionale mobilitata

Il resto del mondo è mobiltato per cercare risposte a questa variante con doppia mutazione, che sta spaventando sempre di più l'Europa: dalla Gran Bretagna alla Svizzera, dall'Italia alla Grecia. Il Bangladesh ha sbarrato i 4mila chilometri di confine per due settimane e la Francia ha imposto a chi arriva dall'India (come da Brasile, Cile, Argentina, Sudafrica e Guaiana) le stesse misure previste dall'Italia. Da Washington a Bruxelles, la situazione è definita "molto preoccupante". Intanto è stata messa in moto una grande catena solidale per andare incontro alla richiesta di aiuto lanciata da Nuova Delhi. Gli Stati Uniti hanno annunciato "più rifornimenti e supporto" e stanno considerando di inviare all'India parte del surplus del vaccino AstraZeneca. L'Ue ha attivato il Meccanismo di protezione civile europeo.