Ascoli Calcio, l'addio di Mengoni

Il capitano di tante battaglie passa alla Virtus Francavilla. E' la fine di un'epoca

Andrea Mengoni

Andrea Mengoni

Ascoli, 1 settembre 2018 -  E' stata l'alba fresca e scura che Francesco De Gregori ha disegnato nel testo de "I muscoli del capitano". Già, perché pensare che in dieci minuti, perché di questo si parla, si possa prendere una bandiera, arrotolarla con cura (anche se ha uno stemma che ormai fa parte solo degli archivi), depositarla in una scatola e riporla nel magazzino della "Grande Storia dell'Ascoli Calcio", ha trasformato il giorno dopo la vera chiusura del mercato in un day after amaro, almeno per chi, come noi, vive il calcio in un certo modo. Dieci minuti. Quelli che sono intercorsi tra le prime indiscrezioni e la notizia ufficiale. Andrea Mengoni non è più un calciatore dell'Ascoli Calcio. Non è più il capitano dell'Ascoli Calcio. Dalle 20 di ieri sera è a tutti gli effetti un tesserato della Virtus Francavilla, società pugliese della Lega Pro lontana chilometri dalla vita che ormai era a tutti gli effetti "di tutti i giorni" di "Mengo". Tecnicamente, scelta societaria impossibile da sindacare, perché sono i vertici di Corso Vittorio e l'allenatore a scegliere quale giocatore, a loro avviso, merita di fare parte della rosa di Vivarini e quale no. Rimettendosi al giudizio, insindacabile, del campo. Mengoni ha rappresentato, in questi quattro anni, molto più della classica figura del capitano. E' stato il sangiorgese che va in trasferta anche quando gioca in casa. Ha mutuato il suo stile di gioco da centrale a quattro a regista difensivo a tre. E' inciampato in prestazioni insufficienti (poche a dir la verità) riscattandosi con altre esaltanti. Ha guidato con le parole e il comportamento spogliatoi a volte burrascosi, a volte con poca garra. E' risorto, tornando in campo la scorsa stagione, dopo uno dei più pericolosi problemi che possano intralciare la strada di un atleta. Ha segnato qualche gol importante. Accolto i nuovi arrivi. Ogni sera, ogni sera, da cinque anni, ha preso la sua macchina ed è tornato nella sua dimora a Porto San Giorgio. Coi suoi amici, uno di questi l'altro ex capitano Gigi Giorgi. Con la totale discrezione che lo contraddistingue da sempre, da quando poco più che adolescente arrivò nel fermano per giocare con la maglia canarina. E' stato un giocatore che ha esaltato la tifoseria, che non a caso sta tempestando i social di messaggi di affetto e ringraziamento che, però, Mengoni non leggerà inquanto poco incline soprattutto a quei calderoni dove si "commenta e basta". E' stato un simbolo di una società che oggi non c'è più e che ha lasciato spazio ad altre figure. Figure che hanno pensato (a torto o ragione, sarà il campo a stabilirlo) che non ci fosse spazio per lui, tecnicamente, in quest'Ascoli. C'è solo un aspetto che, in tutto questo, toglie qualcosa dal piatto e qualcosa di veramente sostanzioso. E' uscito di scena troppo in silenzio, stretto da scelte e tempistiche che non meritava. A Mengoni andava detto, a nostro avviso, da subito, che la "lista era stretta", perché di questo stiamo parlando. E a Mengoni doveva essere concessa la standing ovation di tutta la gente picena. Dovevano, l'Ascoli Calcio e Mengoni, decidere insieme di uscire di scena e di farlo davanti alla gente Picena, che lo ama e sempre lo amerà. Alla gente picena era dovuta un'emozione del genere: abbracciare, con un saluto, un applauso, lanciandogli una sciarpa, piangendo, il suo capitano delle ultime battaglie. Conservare nel cuore le palpitazioni che un momento del genere regalano. Un momento che non vale nessun messaggio con un milione di like sui social. Andava, insomma, reso il giusto, pubblico e strappalacrime omaggio ad Andrea Mengoni. Il capitano. Non il primo, non l'ultimo. Ma uno che ad Ascoli ha lasciato il segno. Questo, Andrea Mengoni, lo meritava. E lo merita ancora...