Ascoli, lo dicono i numeri: Stellone è in discussione

La sconfitta senz’appello di Chiavari apre il fronte allenatore: serve cambiare nuovamente?

Stellone

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Ascoli, 8 marzo 2020 - Sconforto. Malinconia. Paura. Stress. Timore. Inquietudine. Disorientamento. Pesantezza. Facendo la dovuta premessa che le emozioni che vi segnaliamo solo confinate esclusivamente al calcio, perché di altro non abbiamo competenza e capacità di parlare, partiamo da questo calderone di negatività assoluta per segnalare una certezza assoluta, quella dei dati. Stellone 0,44 punti/partita, Zanetti 1,28 punti/partita. PLAYOFF. E non si dica che la squadra bianconera, oggi, paga un deficit fisico ereditato dalla vecchia gestione tecnica, perché l’inguardabile prestazione di oggi a Chiavari ha visto in campo cinque giocatori che con Zanetti non si sono neanche salutati al Picchio Village, probabilmente. L’Ascoli di Stellone è peggio di un’incompiuta. In cinque partite sotto la sua gestione ha faticato – sempre - ad imporre il proprio gioco, si è fatta recuperare ogni volta che è andata in vantaggio e si è consegnata come un docile cagnolino impaurito le volte che è andata sotto contro qualsiasi avversario, fatta eccezione per la sfida di mercoledi col Chievo. E attenzione, la nostra è una lettura dei fatti che ci dispiace fare, altroché, perché quando la società di Corso Vittorio ha deciso di avvicendare Zanetti (svolta su cui eravamo e siamo ancora in disaccordo, viste le premesse stagionali e la rosa allestita!), la scelta dell’ex tecnico di Bari e Frosinone ci era sembrata di altissimo profilo, volta addirittura a ricostruire l’organico per puntare ai playoff con un ruolo da protagonisti. REWIND. Invece no. Invece ci accorgiamo che la squadra bianconera, oggi, non solo non riesce a beneficiare con giocate codificate dei pochi spazi che le vengono concessi dalle avversarie (vedasi l’errore di Trotta sull’1-0, che poteva ridisegnare l’impatto mentale della partita), ma soprattutto non riesce mai, mai, mai a trovare antidoti difensivi solidi ai dirimpettai quando essi arrivano per minare la serenità di Leali. Provate a rivedere, usando il rewind e il tasto pausa, i secondi che portano al 2-0 di Poli. Gravillon lo prende, poi arriva qualche compagno ed avversario nella sua zona, ma la palla è ancora ferma sulla bandierina. Insomma, le solite schermaglie di un solito piazzato. Passa un secondo, la sfera viene calciata dal corner, e Poli (uno che è arrivato oggi al quarto gol stagionale, molti dei quali su palla inattiva) è da solo. A cinque metri da Leali. E segna. Da solo. Indisturbato. Con Gravillon tre metri più esterno. Da solo. A marcare l’aria, non l’area, ligure. Non ci piace crocifiggere nessuno, ma in questo particolare leggiamo il vero pericolo numero uno dell’Ascoli. Non sapere che il campionato è ancora tutto da giocare, maledettamente da giocare. ALLENATORE. Non sappiamo con quale allenatore, perché oggettivamente dati e atteggiamento della squadra aprono la discussione. Di sicuro, con qualche elemento diverso, con qualche idea diversa. Perché se si giocherà, tra l’altro, sarà senza pubblico per un bel po’. E l’Ascoli senza il pubblico ha sempre ottenuto meno, mai più, di quello che era il suo potenziale. Sì, anche se stiamo parlando di calcio, siamo preoccupati, preoccupatissimi. E viviamo con sconforto. Malinconia. Paura. Stress. Timore. Inquietudine. Disorientamento. Pesantezza.