Verona Ascoli, incubi bianconeri

L'analisi. La squadra è solo la brutta copia di quella osservata ad inizio campionato

Verona Ascoli, la delusione di Ardemagni (Foto LaPresse)

Verona Ascoli, la delusione di Ardemagni (Foto LaPresse)

Verona, 20 ottobre 2019 - Che batosta. Quella del Bentegodi è senza dubbio una delle più cocenti sconfitte recenti della storia recente bianconera. Arrivata di fronte a settecento tifosi in trasferta danno dimostrazione che il calcio è della gente soprattutto la domenica. E arrivata in maniera inequivocabile.

Voce. E’ quella tremolante (di rabbia) di mister Zanetti. Al 22’, dopo il gol dei clivensi per poco entra in campo. Le braccia piegate a mostrare i muscoli. La vena sul collo. Non gli piace assolutamente nulla della sua squadra. E arrivare a dire “Io fossi la società mi interrogherei su di me” è la più grande ammissione di forza e fragilità al tempo stesso. Zanetti è uno vero. E questo lo sappiamo tutti. E’ uno che non si nasconde. E questo si vede. E’ uno che ha cuore e carattere. E questo gli va riconosciuto. Però se la sua squadra scende in campo in questo modo, gioca in questo modo, prende gol in questo modo, è solo lui che deve capire come sovvertire l’equilibrio. Subito. A noi piace la gente vera. Ma dato che parliamo di calcio piace soprattutto quella che vince. O che almeno perde senza spianare la strada all’avversario.

Follia. Dubbio amletico: è più forte un difensore che esalta le masse con interventi alla Tarzan Annoni e poi si perde in un bicchiere d’acqua o quello che sembra l’impiegato dell’ufficio comunale per il ritiro dei mastelli per la raccolta differenziata, che timbra il cartellino di entrata e uscita senza mai sforare un minuto e che ha tutte le cartelline al loro posto, precise, affidabili, mai fuori dalle righe? La parte irrazionale di noi direbbe il primo, osservare un leone è meglio. Eppure, a volte, la bilancia del calcio si sposta sempre dalla parte della razionalità. Di conseguenza, un errore come quello di Gravillon te lo puoi permettere una e una sola volta. Due, per quanto ci riguarda, è già troppo. Perché prendere un gol così è follia pura. Follia calcistica, per carità. Ma pur sempre follia…

Migration

Marinaio. Chi è il leader del centrocampo dell’Ascoli? Ce l’ha, l’Ascoli, un leader di centrocampo? Sembra una bestemmia, nell’era del “tutti devono sentirsi titolari, tutti possono essere utili”. Eppure questo è un quesito cardine per capire dove andrà a finire questa stagione bianconera. Non è Petrucci, perché un leader che entra in campo non esce mai per una doppia ammonizione come quella di oggi. Non è Troiano, perché un leader di centrocampo gioca sempre. Non sono Gerbo e Cavion, bravi ma pur sempre figure di appoggio. Forse può esserlo Padoin, a patto che gli dicano dove e come debba giocare con continuità. A proposito di Padoin, se Zanetti parla di “pressione eccessiva” è lui ad avere l’antidoto. Comportamenti e parole giuste da scegliere per il mister ed i compagni. Ripartiamo, tutti, da questa certezza. Se la nave è in alto mare, è lui (insieme a capitan Ardemagni) il marinaio più indicato ad indicare la rotta…