È iniziata, la discussione in comune sulle procedure di evidenza pubblica necessarie a riassegnare il demanio marittimo. Un’operazione resasi necessaria a causa delle recenti decisioni a livello governativo, che hanno dato agli enti locali due anni di tempo per indire le cosiddette aste. La riviera non farà eccezione, e nei prossimi giorni la questione verrà intavolata in maggioranza, con l’ausilio del comparto tecnico di Viale De Gasperi, fondamentale per mettere nero su bianco, da qui al 2027, le suddette manifestazioni. Ma in comune si sa che già che, in tal senso, ricoprirà un ruolo altrettanto fondamentale il dialogo con i diretti interessati: i balneari e le relative associazioni di categoria, che per anni si sono battuti affinché le concessioni non rientrassero nella famigerata direttiva Bolkestein. Balneari che tuttora rimangono sulla stessa posizione, anche se a questo punto c’è ben poco da obiettare.
A inizio novembre, infatti, il decreto legge Infrazioni ha ricevuto l’ok del Senato: una norma che dà ragione all’Ue per quanto riguarda l’applicazione della Bolkestein per il demanio marittimo. Il Parlamento, insomma, ha avviato il countdown per le aste, disponendo che gli enti competenti indichino le gare per l’affidamento entro giugno 2027, e allungando la validità dei titoli attuali fino al settembre di quello stesso anno. I bandi in questione dovranno anche definire la durata della nuova concessione, compresa fra 5 e 20 anni.
In fase di gara, quindi, sarà favorita la partecipazione di soggetti la cui proposta sia imperniata sul miglioramento dell’accessibilità e sulla valorizzazione culturale, anche gastronomica, del territorio. Questo è, in sostanza, il dettato normativo da poco entrato in vigore.
Entro un paio di mesi, peraltro, il governo emanerà un decreto attuativo per determinare gli indennizzi che i concessionari subentranti riconosceranno a quelli uscenti: il decreto legge in tal senso dice che gli indennizzi saranno pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati. Non mancheranno le polemiche, ma il tutto si basa su un procedimento che, negli ultimi anni, ha subito una brusca accelerazione: vanno rammentate, a tal proposito, le sentenze gemelle con cui il Consiglio di Stato invalidò, nel 2021, le proroghe alle attuali concessioni, precedentemente fissate al 2033. A ciò si aggiunga la sentenza della Corte di Giustizia Ue, che ha sancito l’obbligo per gli Stati membri di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente per i potenziali candidati. A San Benedetto, comunque, potrebbe aprirsi un’ulteriore discussione. Va ricordato che alcuni mesi fa Paolo Canducci propose di rimodulare le concessioni prima di avviare le procedure di evidenza pubblica. Un’iniziativa che, per il leader dei Verdi, servirebbe a generare nuovo arenile libero restringendo in minima parte i perimetri esistenti. Non resta che seguire la discussione in comune necessaria per riassegnare il demanio marittimo.
Giuseppe Di Marco