
Giovane mamma morta al Luna park: "Il peso non ha influito sull’incidente"
La differenza di peso non ha influito nella tragedia del 14 luglio del 2017 al luna park di San Benedetto. Questo ha sostenuto il consulente di Graziella Metastasio e sua figlia Sharon Vinotti, le due donne accusate di omicidio colposo per la morte di Francesca Galazzo, la giovane mamma che quella sera precipitò dalla giostra Trottola Twist. Una tesi in netta contrapposizione con quella del consulente dell’accusa che nelle udienze precedenti ha invece sostenuto che "la corporatura importante della ragazza può aver provocato lo sbilanciamento della capsula e procurato a lei un dolore altrettanto importante". Entrambe sono state rinviate a giudizio dal gup del tribunale di Ascoli Matteo Di Battista ed il processo si celebra davanti al giudice Domizia Proietti. Metastasio è la proprietaria della giostra dove avvenne il tragico incidente e la figlia Sharon quella sera si occupava dell’accesso alla sfera. Entrambe sono difese dall’avvocato Valentino Mascetti. Il consulente della difesa delle imputate, nel ribadire che le differenze di corporatura non incidono sull’utilizzo della giostra, ha aggiunto anche che "non possiamo purtroppo sapere se la ragazza sia stata allacciata male o se invece si sia slacciata da sola la cintura di sicurezza". Per la stessa vicenda è stato giudicato, in altro procedimento, Gaetano Orlandi, l’ingegnere 82enne di Montevarchi che anch’egli imputato di omicidio colposo. Il 19 aprile scorso il giudice Matteo Di Battista lo ha condannato a 4 mesi di reclusione stabilendo una provvisionale di 10.000 euro in favore della parte civile, alcuni familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Sciarroni. L’accusa di omicidio colposo per l’accusa era determinata dal fatto che, in qualità di collaudatore, Orlandi non avrebbero tenuto conto di una norma europea che prevede per questo tipo di attrazioni la presenza di un sistema di sicurezza centralizzato che rende impossibile al passeggero sganciarsi da solo o essere espulso dal proprio posto, come accaduto alla sfortunata ragazza sambenedettese; questo sistema era risultato assente nello Sling Shot dove avvenne la tragedia. Erano tre i collaudatori inizialmente indagati dalla Procura di Ascoli; uno è stato assolto in sede di udienza preliminare e l’altro è nel frattempo deceduto. Peppe Ercoli