I pescatori ora si dividono "Qualcuno rema contro"

Ieri incontro con le marinerie dell’Adriatico e del Tirreno: "Da Chioggia vogliono tornare in mare, rovinando tutti i sacrifici fatti fino ad adesso"

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La "missione" delle delegazioni di armatori in visita alle marinerie dell’Adriatico e del Tirreno, per mantenere viva la protesta contro il caro gasolio e il caro gestione dei natanti, continua. Lo sciopero ha retto per tutta la settimana, ma qualcuno scalpita per riprendere l’attività: quella di Chioggia. Ieri pomeriggio le delegazioni degli armatori che operano nei porti marchigiani e abruzzesi, si sono recate a Cesenatico, Palazzo del Turismo, dov’era stata convocata un’assemblea pubblica con la partecipazione delle Associazioni e delle Cooperative di pesca. Sul tavolo i problemi che affliggono il settore e quindi anche il caro gasolio e l’eventuale sciopero ad oltranza. E’ stato un confronto a tratti molto infuocato e alla fine l’incontro è terminato con un grande punto interrogativo. La marineria di Chioggia, quest’ultima la più grande dell’Adriatico, fatica a tenersi compatta con l’intenzione di proseguire sulla strada dello sciopero. Il coordinatore Roberto Penzo è stato chiaro. "Era una cosa che temevamo e tanto è stato – ha commentato Francesco Pallesca, presidente della cooperativa "Progresso" – Mentre tutti eravamo e siamo propensi ad insistere, a prolungare lo sciopero a tempo indeterminato, il coordinatore di Chioggia ha fatto chiaramente capire di non avere alcuna intenzione di allinearsi al resto dell’Italia. Ha affermato che domani (oggi ndr) farà una riunione degli associati e se la maggioranza dirà di riprendere il mare, andranno a pesca, rovinando tutto il lavoro ed i sacrifici che abbiamo fatto fino ad ora". Insomma molto amaro, profonda delusione degli armatori del resto d’Italia presenti all’assemblea.

Anche a San Benedetto man mano è cresciuto il malumore degli armatori, soprattutto delle piccole imbarcazioni che volevano riprendere il mare e non l’hanno fatto per non spaccare il fronte dello sciopero, la sofferenza, però, è tanta. Due mesi, dopo la prima settimana di sciopero, era stato trovato un certo equilibrio per contenere i costi e nello stesso momento avere gli stessi introiti, riducendo una giornata di pesca, passando da tre a due. Significa risparmiare quintali di gasolio e facendo affidamento sul maggior prezzo ottenuto all’asta, grazie al minor pescato immesso sul mercato, sono riusciti a far quadrare i conti. Certo non è una soluzione che può durare a lungo, ma in questo particolare momento di crisi profonda, dovuta alla speculazione sul carburante quale conseguenza della guerra, può essere una soluzione. Vale ricordare che domenica notte tutta la marineria sambenedettese era pronta ad andare in pesca fino a quando sono arrivate, a bloccare tutto, le delegazioni delle marinerie di Pescara, Vasto, Termoli, Civitanova Marche, Porto San Giorgio. Sono stati momenti di grande tensione, ma alla fine la marineria locale ha deciso di aderire all’agitazione per evitare forti attriti. Da quel giorno è iniziato il tour delle delegazioni, quella sambenedettese coordinata dal presidente della cooperativa "Progresso", Giuseppe Pallesca, nelle marinerie italiane, in particolare del Tirreno, per convincerle a fermare i natanti. Da Porto Santo Stefano (Grosseto) a quelli della Liguria, poi le manifestazioni di protesta nel porto di Civitanova e di Ancona. E la storia va avanti.

Marcello Iezzi