La guerra del vino e il caso Montepulciano agita i produttori di Ascoli: “Scendiamo in piazza”

Dall’Abruzzo vogliono l’esclusiva del nome. Velenosi: "Assurdo averlo saputo così tardi, avremmo potuto informare il ministro Insieme a un gruppo di aziende picene siamo pronti a protestare"

Angela con il suo Roggio del Filare Rosso Piceno Superiore Docg

Angela con il suo Roggio del Filare Rosso Piceno Superiore Docg

Ascoli Piceno, 1 settembre 2023 – Il dibattito sull’etichettatura dei Vini Montepulciano si sta allargando sempre più. Se l’Abruzzo ha chiesto di avere l’esclusività dell’uso del termine, seppure sia un vitigno coltivato in molte regioni italiane, ieri c’è stata la risposta della Toscana che a Montepulciano (Siena) ha la sua sede storica. "Nel 2021, quando fu modificato il Disciplinare di produzione, con l’obbligo di inserire in etichetta ‘Toscana’, per venire meno alla confusione di mercato che si crea tra le nomenclature, il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano cercò di far capire la pericolosità dell’utilizzo del nome di un vitigno come Denominazione, pericolo che alla luce del nuovo Decreto Ministeriale è diventato realtà". Nei giorni scorsi il Consorzio dei Vini d’Abruzzo aveva espresso la propria contrarietà all’uso del termine ‘Montepulciano’ al di fuori dei confini regionali, chiedendo di reinserire il sinonimo ‘Cordisco’ nel Registro delle varietà di vite. Al Consorzio abruzzese aveva replicato l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt), sottolineando che "la norma riguarda tutti i vitigni che compongono i blend dei vini a Denominazione e non c’è perciò ragione di fare eccezioni, violando peraltro il principio di eguaglianza".

«Sono arrabbiatissima – ha dichiarato Angela Velenosi, titolare dell’omonima azienda vitivinicola di Ascoli – e lo sono anche nei confronti del Consorzio Vini Piceni che non ci ha fatto sapere nulla, perché in Abruzzo è da maggio che lavorano per contestare questo Decreto che aveva finalmente fatto chiarezza sulle etichettature. E il Consorzio solo adesso ha preso posizione. Abbiamo avuto a luglio qui ad Ascoli il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Se avessimo saputo cosa tramavano gli abruzzesi, avremmo sollevato a lui le nostre rimostranze. Qui ci sono aziende, contadini, lavoratori che vivono con il vino. Per noi sarebbe un danno incalcolabile non poter utilizzare il termine Montepulciano tanto più che nel Disciplinare del Rosso Piceno Superiore Docg è proprio specificato che i vitigni da usare sono Montepulciano per l’80%, Sangiovese e un 15% di altri vitigni. Ed è una legge, non una usanza delle aziende. Ma allora gli abruzzesi cosa vogliono? Tanto più che il vero Montepulciano è in Toscana e loro stanno utilizzando il termine in deroga. Adesso vogliono appropriarsene? Assieme ad un gruppo di aziende picene siamo pronti a scendere in piazza, anche con i trattori per protestare".