Lanfranco Malaguti morto, jazz in lutto

La tragedia a Viterbo, il funerale nella chiesa di San Girolamo della Certosa. Aveva 70 anni

Lanfranco Malaguti

Lanfranco Malaguti

Bologna, 11 dicembre 2019 - Evento tragico per il mondo della musica: è morto Lanfranco Malaguti, settant’anni, artista jazz con la tempra della pop star, uno dei chitarristi più solidi e creativi dell’attuale ciclo storico della musica d’improvvisazione italiana, precipitato dal quarto piano dell’ospedale di Belcolle di Viterbo dove s’era recato per andare a fare visita al figlio.

Il musicista è stato trovato privo di vita nel tardo pomeriggio di lunedì nel cortiletto interno dagli inservienti del nosocomio allertati dai familiari. Questi i fatti. Indagini tuttora in corso, particolari secretati. La cerimonia funebre è stata officiata in forma privata nel primo pomeriggio di oggi nella chiesa di San Girolamo della Certosa alla presenza dei familiari. La salma verrà tumulata nella cappella di famiglia, accanto alla tomba del padre.

Solide origini bolognesi, natali romani, per oltre trent'anni (dal 1978 al 2011) ha vissuto a Fontanelle, nella Marca trevigiana dove aveva insegnato matematica alle scuole medie, attività che non gli impediva di scrivere ed eseguire intriganti capitoli di jazz. Insomma, un artista capace di far lievitare il glamour seminascosto di una cittadina di provincia comunque colta al punto che qualche anno fa era stato insignito della cittadinanza onoraria.

Il musicista, che non amava essere etichettato all'interno di un genere e che attirava un pubblico ben più vasto di quello del jazz - passerella su cui è sfilato affidando il successo alle proprie capacità strumentali piuttosto che ai facili ammiccamenti da “teen idol”- era abile nel sovrapporre ispirazioni e atmosfere con la stessa ostinazione di un Wes Montgomery, un po’ Jim Hall, un po’ Joe Pass, senza dimenticare la lezione di un “eversivo” come Jimi Hendrix, tantomeno quella di Lee Konitz con cui ha diviso la ribalta.

Segmenti lirici di vita, spalmati tra trasmissioni radiofoniche e televisive anche all’estero, in particolare in Brasile e in Slovenia. Canticchiate un po’ dovunque alcune delle sue sigle televisive Rai divenute autentici mini-tormentoni. Umanità garbata, non solo talento il segreto del successo raccolto in rassegne e festival in cui è sfilato.

Come quando ha partecipato nel 1989 con Pavan e Sferra al “Festival Internazionale” del teatro Ciak di Milano, stesso anno in cui con Enzo Pietropaoli e lo stesso Sferra finì sotto i riflettori del “XXI Festival Internazionale di La Spezia” come unico gruppo jazz italiano.

Triade con cui incise Something, l’album di maggior successo, ispirato alla celebre hit dei Beatles. Qualche sortita nella città d’origine nel corso degli anni Malaguti ha continuato a farla. A ricordarne più di un appuntamento nei jazz club cittadini è stato Jimmy Villotti che l’ha definito «una persona dolcissima e un ottimo chitarrista». Aggiungendo un commosso «pregherò per lui».