Bologna, in Cantina Bentivoglio il duo stellare Pozza-Allen

Giovedì sera il nuovo progetto del pianista con ospite di lusso il sassofonista paragonato a Sinatra

Andrea Pozza sarà in concerto giovedì sera in Cantina Bentivoglio con un ospite d’eccezione: il sax di Harry Allen

Andrea Pozza sarà in concerto giovedì sera in Cantina Bentivoglio con un ospite d’eccezione: il sax di Harry Allen

Bologna, 3 aprile 2019 - Una bella messe di brani originali filtrati da suoni puliti, una poliritmia granitica e costante, una curiosità di rilettura improvvisativa che non scadono nel manierismo né si allontanano dai temi “storici”. È il concerto che promette l’Andrea Pozza Quartet che incontra Harry Allen, tra i progetti più recenti del pianista compositore genovese sul palchetto della Cantina Bentivoglio dalle 22. Special guest dell’ensemble, appunto, eccelso lo statunitense Allen che qualcuno definì il “Sinatra del sax tenore”. Gli altri sono Simon Woolf al contrabbasso e Antony Pinciotti alla batteria. Personalità asimmetriche, ma di forte connotazione melodica nel fraseggio, bilanciato con soluzioni stilistiche moderne. A parlarcene è lo stesso band leader, perfetto punto di incontro tra charme compositivo e virtuosismo interpretativo.

In giro si sente dire che l’estasi creativa di Pozza stia lievitando.

«Infatti vivo una trance di grande fertilità e cerco di eseguire al meglio quello che compongo. Ma in fondo nel jazz si fanno cose nuove anche quando si eseguono gli standard. È quello che ripeto a chi segue i miei corsi di “Pianoforte Jazz” e “Tecniche di Improvvisazione Jazz” al Conservatorio Niccolò Paganini di Genova».  

C’è stato un segno del destino, un filo conduttore che fin dagli inizi faceva presagire una carriera da musicista di rango?

«Più che di segni parlerei di un’onda lunga: ho cominciato a familiarizzare col piano a quattro anni grazie al papà, bravo dilettante. Poi, al conservatorio qualcuno ha scoperto che possedevo i germi di uno stile istintivamente originale. La conferma l’ho avuta fin dalle prime esibizioni in pubblico, al Lousiana di Genova, che mi hanno regalato il calore e la stima di chi ascoltava. A diciassette anni accompagnavo Al Grey e Gianni Basso».

Viriamo sul progetto e sui compagni di viaggio.

«Li ho conosciuti a Londra. Ad assemblare un certo tipo di idee musicali ci abbiamo pensato io e Woolf, mettendoci alla prova di un tour di quindici giorni. Harry, che ha la stessa qualità di Coleman Hawkins e di Ben Webster, è il tenorista universale con cui ho registrato anche “London Date” della Trio Records. Simon è un superbo conoscitore sia del jazz della tradizione che del moderno. E Pinciotti è batterista che salva ogni situazione. Il repertorio del disco è fatto di standard e pezzi originali».

Bell’atmosfera, insomma, quella londinese.

«Londra è la nostra New York, terreno fertile per collaborazioni altolocate. Con Andrew Cleyndert e Mark Taylor un paio d’anni fa ho inciso il mio ultimo album Siciliana, con Scott Hamilton “I Could Write a Book” e “A Jellyfish From The Bosphorus”, con Zunino al contrabbasso e Shane Forbes alla batteria».

Genova, dunque, anche grazie a lei molto ben relazionata con gli inglesi.

«Già, basti pensare che il nostro stadio fu fondato da loro e che i sarti genovesi hanno vestito a lungo i reali d’oltremanica. Senza contare che la moda dei vecchi uomini d’affari genovesi è simile a quella degli inglesi».

Impegni futuri?

«Tour e festival a parte, ho in programma una serie di collaborazioni con Jesse Davis e con il gruppo di Mila Ogliastro, cantautrice genovese che fa repertorio non solo jazz».

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro