Lucio Dalla, Beppe D'onghia. "Così ho riscritto le sue canzoni"

Il direttore d'orchestra del concerto al Comunale di lunedì 4 marzo. E si lavora a un appuntamento annuale

Lucio Dalla è scomparso 7 anni fa, l’1 marzo 2012

Lucio Dalla è scomparso 7 anni fa, l’1 marzo 2012

Bologna, 2 marzo 2019 - L'emozione è palpabile. La tensione creativa anche, come avviene nei giorni che precedono una ‘prima’ importante. Se poi il concerto mescola, come avverrà al Teatro Comunale il 4 marzo (sold out da settimane), il rigore della partitura classica con lo spirito comunicativo e sociale del pop, le attese si caricano di passioni, di riflessioni. Tutto si dissolverà nel gesto inaugurale del direttore d’orchestra, il maestro Beppe D’Onghia, alle 21 quando inizierà il concerto dedicato a Lucio Dalla, disco omonimo del cantautore scomparso l’1 marzo 2012. Lo spettacolo è stato voluto dalla Fondazione Dalla, dal Comune e dal Comunale all’interno dell’iniziativa Così mi distraggo un po’. Tre giorni con Lucio.

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D’Onghia, che atmosfera si respira alla prove del concerto ‘Lucio Dalla-Quarant’anni dopo’? «L’orchestra del Comunale ha risposto in maniera entusiastica alla mia riscrittura delle musiche del disco. La sintonia è stata immediata, perché il metodo compositivo che Dalla utilizzava per il pop aveva la stessa matematica progressione di uno spartito sinfonico. Ogni elemento era pensato per incastrarsi in maniera minuziosa all’altro, unendo un rigore assoluto alla forma della canzone. Per i musicisti è stato come essere impegnati in un lavoro del loro repertorio abituale. Solo con in più l’energia travolgente, fisica, terrena, del rock».

A questo si aggiungono le tante voci in programma. Che canzoni ha assegnato agli ospiti? «Le abbiamo scelte insieme, Gaetano Curreri canterà L’ultima luna, Giovanni Caccamo Milano, Luca Carboni una struggente versione di Tango, Ron L’anno che verrà, Lo Stato Sociale Cosa sarà, rivisitata dalla band come se il palco fosse testimone di una grande esplosione di gioia».

Lei è stato uno stretto collaboratore di Dalla, ha lavorato con lui in brani entrati nella storia della musica come ‘Caruso’. Quale suo insegnamento le è stato utile per preparare questo concerto? «La capacità visionaria di vivere immersi nel proprio tempo, di avere sempre la mente disponibile ad accogliere, di considerare la composizione non come un fatto museale, ma come un laboratorio sempre aperto alle sollecitazioni».

Questo come si traduceva nel lavoro compositivo? «Portando nella propria musica il sentire contemporaneo. Se dall’America arrivava, ad esempio, una produzione funky, penso a Prince che lui amava molto, Dalla ne coglieva il senso, lo assimilava, lo faceva suo sino a quando diventava parte della sua idea di fare musica».

Una indicazione importante. «Ho cercato di salvaguardare questa tecnica anche nella rilettura del disco che proporremo. Ho usato la stessa metodologia, giocando con le citazioni, i riferimenti, sottraendo all’orchestra il puro ruolo di accompagnatrice, che Dalla trovava insopportabile, per restituirle la dignità di interprete».

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Come si arriva a questa scelta? «Come faceva lui, ascoltando, provando, tenendo in considerazione i pareri degli altri. Per poi assumersi la responsabilità».

Il concerto rimarrà un esperimento isolato? «Il volere della Fondazione, del Comune e del Teatro è quello di farlo diventare un appuntamento annuale. Il prossimo anno ricorreranno i 40 anni dalla pubblicazione di Dalla e vorrei ricordarlo eseguendolo con questa orchestra».

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