Bologna, ‘Ex Africa’ in mostra al Museo Archeologico dal 29 marzo all'8 settembre

Curata da Ezio Bassani (recentemente scomparso) e Gigi Pezzoli, l’esposizione vuole presentare le storie dell’arte, dei viaggiatori e degli incontri

Alcuni pezzi esposti nella mostra ‘Ex Africa’. Al centro nella foto grande, ‘Noire et Blanche’  di Man Ray (1926)

Alcuni pezzi esposti nella mostra ‘Ex Africa’. Al centro nella foto grande, ‘Noire et Blanche’ di Man Ray (1926)

Bologna, 27 febbraio 2019 - «Terra di incantatori» come scriveva Erodoto, di magia, energia, conosciuta e sconosciuta, capace di sorprendere l’Occidente e di arricchire le tavole dei regnanti, o di aprire all’occhio visionario di Picasso mondi mai ipotizzati. È l’Africa, o meglio Ex Africa la straordinaria mostra che approda al Museo Archeologico dal 29 marzo all’8 settembre per un evento unico, che non avrà altre sedi.

Curata da Ezio Bassani (recentemente scomparso e al quale la mostra è dedicata) e Gigi Pezzoli, l’esposizione vuole tenersi ben lontano da un percorso etnologico ma presentare invece le storie dell’arte, dei viaggiatori e degli incontri che come grandi fiumi hanno mescolato le radici africane all’Occidente, in un rapporto di correnti poco conosciuto ma sempre presente, che ha attraversato e influenzato i secoli.

Articolata in sezioni, la mostra propone oggetti di grande qualità artistica esaminandone il valore formale, ma anche le opere provenienti dai grandi regni africani, con le celebri maschere, o i segni del potere e dei riti.

E SE per il filosofo Hegel l’Africa era «lo spirito senza storia, non ancora sviluppato, avvolto nelle condizioni naturali», gli studiosi propongono invece una visione parecchio diversa: non un non-luogo di sole forze naturali, ma un’identità precisa, che muta con gli incontri e la storia e decisamente aperta ai contatti stranieri. Un’idendità di cui è possibile anche identificare gli autori, come nella sezione ‘Arte di artisti’ di Bernard De Grunne.

Nove sezioni per altrettanti modi di interpretare la creatività di un continente: dal Mali, con i suoi mille anni di statuaria lignea e in terracotta, databile dall’ XI secolo, all’Arte di corte che propone una selezione dei tesori dell’antica città stato di Ife, che gli europei all’inizio attribuirono a un Fidia dell’Equatore; e dei bronzi del regno del Benin di cui nel 1668 si descriveva il Palazzo reale come rivaleggiante con la Borsa di Amsterdam.

Ancora, nella parte curata dallo stesso Ezio Bassani, ecco che l’abilità degli artigiani africani approda sulle tavole principesche europee con saliere, cucchiai, impugnature per daghe e pissidi commissionati, a partire dalla metà del XV secolo, dai navigatori portoghesi. Se passano i secoli, non cala però l’interesse dell’Europa e l’influenza che l’Africa esercita: così nella sezione di Micol Forti, riprende vita l’Art Nègre dei primi del ’900, nella quale gli artisti delle Avanguardie ricercavano nelle forme arcaiche il legame con lo spirito. Spazio anche alla mostra di Venezia del 1922, pionieristica esposizione di cui si ripropone una selezione di opere.

Uno spazio a sè sarà dedicato al ‘Vodu’ e al suo essere canale aperto tra questo mondo e l’altro, con pezzi mai visti prima, tra passato e presente. La mostra Ex Africa si chiude con uno sguardo al contemporaneo, alla ricerca degli artisti di un difficile equilibrio tra un passato di tradizione e tribalità e un presente conflittuale, invaso dai simboli e dalle tecnologie dell’Occidente, impossibile da ignorare, spesso altrettanto impossibile da accettare.

Di certo, in un panorama attuale spesso confuso e che sembra consumarsi di troppa tecnica e poca emozione, gli artisti africani rappresentano uno sguardo ‘altro’, appena ‘al di là’ dei nostri orizzonti: vicino e separato da un abisso.

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