Patrick Fogli e l’ultimo romanzo alla Feltrinelli di Bologna. “Una storia tra reale e divino“

Lo scrittore presenta ‘Così in terra’: “Segreti e poteri nella vita di un bambino“

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Bologna, 3 maggio 2022 - Fogli, come nasce l’idea del suo ultimo romanzo?

"In realtà risale a molto tempo fa. L’embrione del racconto ha a più di dieci anni, ed è rimasto lì a sedimentare prima di trovare la sua strada. Nasce da una domanda sciocca, a cui gira attorno tutto il romanzo: ma se vedessi un uomo volare sopra un palco, che spiegazione darei?".

Vita, morte, religione, adolescenza, solitudine, sovrannaturale: tutto questo, e molto altro, in Così in terra , l’ultimo lavoro di Patrick Fogli edito da Mondadori. Lo scrittore bolognese, vincitore del premio Scerbanenco nel 2018 con A chi appartiene la notte , torna così in libreria – sarà oggi pomeriggio alla Feltrinelli di piazza Ravegnana 1 (alle 18) – per raccontare le vicende di Daniel, un illusionista, pescando dall’immaginario fumettistico e traducendo, in chiave letteraria e psicologica, quella ricerca di identità che in fondo appartiene a tutti. Ma Daniel altro non è che un bambino di cinque anni, che vede morire la madre e si trova, da solo, ad affrontare la vita. Con un dono.

Lei che spiegazione darebbe a quella domanda, allora?

"Chiunque risponderebbe che si tratta di un trucco, ma la risposta più semplice, banalmente, sarebbe perché è in grado di farlo. Daniel, nel romanzo, non conosce trucchi, ha come dei super poteri: mi interessava raccontare come possa crescere un bambino che si ritrova, da un giorno all’altro, a gestire tutto questo".

Come ha scelto di farlo?

"Il protagonista sa che può fare del bene, e può fare del male. Ma come può sopravvivere convivendo con un segreto che non può raccontare a nessuno?".

Come mai non può?

"Perché nessuno gli crederebbe! E poi semplicemente non può: è un segreto troppo grande".

E così inizia un viaggio alla ricerca di se stesso?

"Sì, decisamente. Si tratta di una specie di romanzo di formazione".

Questa condizione ha a che fare con la pandemia, che ha condizionato le nostre vite negli ultimi due anni?

"In realtà no. Ho scritto il romanzo durante i mesi di lockdown e chiusure forzate, ma l’idea l’ho presentata anni fa, come dicevo".

Bologna compare nel libro?

"In realtà no. Ho scelto proprio di non voler ambientare il racconto in un luogo preciso. Senza geolocalizzarlo, appunto".

Perché?

"Perché non volevo fosse troppo locale, o legato a un determinato contesto. Questa idea si evince anche dalla scelta dei nomi dei personaggi".

Cioè?

"È qualcosa che si comprende leggendo il romanzo, ma il motivo è sempre lo stesso: ho scelto dei nomi, come Daniel ad esempio, che appartengono a lingue diverse. Che possono essere intesi alla stessa maniera anche in parti del mondo distanti tra loro. E poi, ovviamente, hanno un significato legato alla storia".

Anche per il titolo, Così in terra , la scelta non è stata casuale?

"È chiaramente un verso del Padre Nostro. Una delle domande che si fa Daniel, infatti, è proprio: ‘perché sono così?’. Ma indaga il divino da ragazzo ateo, nonostante l’orfanotrofio dove è cresciuto sia cristiano".

Mentre tornare in libreria, oggi, che valore ha per lei?

"Immenso. L’ultimo romanzo l’ho presentato a ottobre 2019: la pubblicazione fu ostacolata proprio dal Covid. Ma incontrare i lettori è sicuramente una delle cose più belle ed emozionanti del mio lavoro. Un modo per dire ‘ricominciamo’, finalmente, e non vedevo l’ora".

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