PIERFRANCESCO PACODA
Cosa Fare

Robot Festival 2019 Bologna, sabato 26 ottobre c'è Alessandro Cortini

Si presenta in versione solista con il nuovo disco sabato nella seconda giornata del festival: "Massimo volume fra Nine Inch Nails e Muse"

Alessandro Cortini (foto di Emilie Elizabeth)

Alessandro Cortini (foto di Emilie Elizabeth)

Bologna, 24 ottobre 2019 - Alessandro Cortini, bolognese, è da anni uno dei protagonisti del nuovo rock internazionale più sperimentale. Polistrumentista di grandi capacità tecniche e sensibilità per le possibilità evocative del suono, è un componente della band americana Nine Inch Nails . Ha suonato in tour con i Muse ed è appena uscito per la prestigiosa etichetta inglese Mute il suo nuovo disco solista Volume massimo che Cortini presenterà dal vivo, in anteprima italiana, sabato nella seconda giornata del festival internazionale RoBOt , negli spazi della Ex Gam (Piazza Costituzione 3).  

Cortini, come è avvenuta la sua formazione musicale e quanto ha contato aver vissuto tra Bologna e la Romagna per la sua carriera artistica? «Ho iniziato a studiare chitarra da bambino, grazie a mio padre che al tempo suonava. Crescere in una famiglia dove la musica era la quotidianità è stato sicuramente l’elemento formativo più importante. Le prime influenze musicali sono arrivate proprio con gli ascolti casalinghi. C’era sempre un disco durante la giornata: dai Beatles ai Rolling Stones, e poi Cat Stevens , De Gregori, Baglioni, tutta la canzone d’autore. Da piccoli ci siamo trasferiti a Forlì, ma Bologna, con l’adolescenza, è diventata il punto di riferimento per comprare dischi. Prendevamo, con altri appassionati, il treno nel fine settimana, per cercare vinili al mercato della Montagnola». Si è sentito parte della scena musicale regionale, con quali band e musicisti aveva maggiori rapporti? «I musicisti che mi hanno segnato di più quando vivevo in Italia sono romagnoli: Franco Naddei che mi ha introdotto all’elettronica e Marco Sabiu, che ha diretto i Rockin’1000 e mi ha regalato le prime sessioni professionali. Sono entrambi come una seconda famiglia per me». Prima della partecipazione a questa edizione di RoBOt le è capitato di recente di tornare a Bologna? «Sì, ho suonato parecchie volte al Locomotiv e ogni volta che torno mi trovo molto bene. È la prima volta, invece, che sono in città per un festival di respiro internazionale come RoBOt». Ci racconta come è avvenuto il tuo incontro con i Nine Inch Nails? E con i Muse? «All’estero le possibilità che si aprono per un musicista anche giovane e ancora non conosciuto, sono certamente maggiori e più immediate. Per i Nine Inch Nails ho semplicemente trovato un volantino per le audizioni, a cui mi sono presentato. Da lì è iniziata la mia collaborazione con loro, sia in sala di registrazione che dal vivo. I Muse sono amici da parecchio tempo e mi chiesero di sostituire temporaneamente il loro tastierista, in quanto era in attesa di un figlio». Qual è il ‘Volume massimo’ al quale fa riferimento il titolo del suo nuovo disco? «Il volume dello stereo.... è un disco che esprime tutta la sua energia a volumi elevati». Il disco esce per Mute, una tra le etichette inglesi più originali, con un catalogo ricchissimo, basti pensare ai Depeche Mode. Come è nato il suo rapporto con la casa discografica? «Come per le audizioni, in maniera molto semplice e diretta. Daniel Miller, il fondatore della Mute, è venuto in contatto con un paio di pezzi dell’album che avevo appena finito di registrare e ancora non avevo una casa discografica che lo avrebbe pubblicato. Mi ha chiesto se fossi interessato a lavorare con Mute. Da lì si è sviluppato il discorso dell’album per l’etichetta». Ci può anticipare come sarà strutturato il suo live bolognese? «Sarà una versione audiovisiva di Volume massimo . La musica, negli spazi della Ex Gam, sarà accompagnata da proiezioni di un video studiato e girato per esaltare il contenuto emotivo del suono E il volume sarà molto alto».  

Info: programma completo su www.robotfestival.it  

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