Bologna, Gianna Nannini: "Porterò sul palco la mia anima più rock"

Bologna, 25 marzo 2018 - Lei la definisce una hit che non finisce mai. Difficile darle torto, se è vero che Fenomenale continua a spalancare a Gianna Nannini i cancelli dei palasport, come il 29 all’Unipol Arena, affiancata da una band ad alta gradazione rock trascinata dalla chitarra di Davide Tagliapietra. Tutto col sostegno dell’ultimo album, Amore gigante, arrivato frattanto al disco d’oro. "Avrebbe dovuto intitolarsi Fenomenale – chiarisce Nannini –, poi uscì Fabri Fibra con ‘Fenomeno’ e cambiammo nome in Amore gigante. L’idea era quella di sovrapporsi a Fabri, anche se la circostanza avrebbe potuto rivelarsi interessante per descrivere un suono, un fenomeno, seppur di significato opposto".

L’importante è che ‘fenomenale’ sia questo tour.

"Ho fatto un disco pop, ma la mia anima è rock e viene fuori soprattutto dal vivo".

È partita qualche giorno fa da Francoforte.

"Già, uno di quei posti spettacolari che vanno oltre il teatro. In Italia invece siamo costretti a suonare nei palasport, con un’acustica non sempre ottimale. A me dà molto fastidio sentire male la mia voce e la mia musica, perché sono arrivata a questa band e a questo rock dopo anni di sperimentazione. La formazione è la stessa delle tre anteprime dello scorso dicembre a Rimini, Roma e Milano anche se asciugata, senza archi né percussioni, perché la mia voce ha bisogno di minimalismo, non di virtuosismi o effetti speciali".

E il repertorio?

"È un concerto più rock. Rifaccio cose emotive come Scandalo, Aria e qualche altra".

A farle da manager non c’è più David Zard.

"Singolare che la sua carriera sia iniziata con Aretha Franklin all’Olympia di Parigi e sia finita con me, sempre all’Olympia. Ci siamo frequentati per quarant’anni e credo che abbia dato il massimo proprio con me. David era un manager internazionale, ma esisteva lui e basta. Col recupero della vecchia guardia, a cominciare da Adele Di Palma, siamo tornati ad una gestione più condivisa".

Cantare con Baglioni a Sanremo ha riscattato il 'troiaio', parole sue, dello scorso anno?

"La mia terza volta è stata forse la migliore; anche perché il repertorio di Baglioni è la mia adolescenza e me lo sentivo addosso. Avere su quel palco un emblema della musica italiana come Claudio è servito a ribadire che a Sanremo devono vincere le canzoni e non i presentatori. Il problema è: dove sono oggi le canzoni?".

Lei il festival l’ha vinto nel 2008 con Colpo di fulmine, cantata da Lola Ponce e Giò Di Tonno. Un pezzo del suo musical su Pia De’ Tolomei, poi mai fatto.

"La Pia è stata una rincorsa continua. Oggi avrebbe bisogno di una nuova visione. Mi sono trovata a lavorare con Pasquale Panella, potrebbe essere un buon punto di ripartenza. A questa Pia vorrei allargare le pareti trovando un produttore che ci creda fino in fondo, perché è la cosa più bella che ho fatto. Fa parte della mia cultura, della mia natura ed è un omaggio a Siena. Il mio sogno sarebbe farla in Piazza del Campo".

Ha detto sì al concerto per Pino Daniele al San Paolo. Che farà?

"Non so ancora. Il cruccio della mia vita è quello di non essere napoletana. Me lo disse una volta pure Angela Luce: sei uno strumento napoletano, hai l’anima della tammurriata, ma purtroppo vieni da un’altra regione. E Ranieri diceva: tu e Dalla avete una forte sintonia con la mia città, ma non siete napoletani".

Bologna cosa le ricorda?

"L’asta del microfono in faccia al PalaDozza alla prima del tour di Scandalo, ma soprattutto un pubblico speciale, perché è una città universitaria dall’anima punk. Agli inizi avevo un batterista bolognese e la sua intenzione era proprio quella del punk. Mi ricordo poi le nottate con Malavasi, quando lavoravamo assieme, e quelle con Guccini in osteria. All’Unipol Arena vorrei tanto cantare Dio è morto, perché è una canzone che mi piace molto fare in scena".