"Annullare le operazioni? Peggio"

Migration

"La prima lettera con le disposizioni relative a protezioni individuali, distanziamento e igenizzazione dei locali l’ho inviata il 24 febbraio. Purtroppo, il controllo del virus si è dimostrato complesso. E abbiamo perso tre persone, un fatto che mi turba profondamente". Il professor Gaetano La Manna è direttore della Nefrologia del Sant’Orsola. La struttura dove, dopo essere stati operati, hanno contratto il virus e sono morti Andrea Nutini, Adriano Rinaldi e Stefano Venturini.

Professor La Manna, questi pazienti si sono infettati in una struttura dove il virus non sarebbe dovuto proprio entrare. Come è stato possibile?

"Stiamo cercando di capirlo. Parliamo di una struttura frequentata da medici, infermieri, tecnici per gli esami, addetti al vitto e alla pulizia, oltre agli stessi pazienti che ruotano... è difficile dire cosa sia accaduto. Le disposizioni messe in atto avrebbero dovuto evitare che il virus entrasse. Ma così non è stato".

La moglie di Venturini ha parlato di spostamenti continui. Questi trasferimenti possono aver avuto un ruolo nel veicolare l’infezione?

"Gli spostamenti si fanno sempre in ambulanza e sono stati fatti dopo 14 giorni dall’operazione, quando il paziente poteva essere dimesso, proprio in un’ottica di miglioramento delle condizioni. Considerati i tempi di incubazione, il contagio è avvenuto però precocemente. Una volta che i sintomi si sono manifestati e il paziente è risultato positivo è stato poi trasferito al padiglione Covid".

Ci sono stati altri casi nella struttura oltre ai quattro già noti?

"Abbiamo 18 trapiantati positivi al Covid-19, che hanno contratto il virus a casa. Molti hanno sintomi lievi. Purtroppo non tutti i fisici reagiscono a questa malattia nuova, che abbiamo imparato a conoscere adesso, allo stesso modo, al di là del trapianto".

Alla luce di quanto accaduto, ritiene sia stato opportuno non interrompere i trapianti nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria?

"In questi mesi ho letto tutte le pubblicazioni scientifiche sul tema e in nessun caso è stato suggerito di sospendere l’attività, neppure in via precauzionale. Col senno di poi si potranno dire tante cose. Ma i soggetti dializzati, che sono a casa, sono altrettanto fragili e sono esposti a un rischio maggiore di infezione, rispetto a chi è stato trapiantato. In Italia e in Europa nessun centro ha sospeso preventivamente l’attività".

Quanti interventi avete fatto in questi due mesi?

"Una decina. La situazione della Nefrologia, diventata unità Covid, ha ridotto l’attività. Ma a breve riprenderemo, rafforzando ancora i percorsi di sicurezza, prendendo in esame ogni dettaglio per evitare il rischio, ma chi ha bisogno di un trapianto non può aspettare ed è sbagliato collegare la malattia all’operazione. Cerchiamo di imparare da ciò che abbiamo appreso in questi mesi per migliorare questo tipo di percorsi clinici per poter continuare a togliere pazienti dalla dialisi. Ci dispiace moltissimo per questi tre pazienti. Voglio esprimere, a nome mio e di tutta la Nefrologia, la mia vicinanza a queste famiglie".

Nicoletta Tempera

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro