Appennino senza neve, al Corno solo erba e fango. "Rifugi vuoti e silenzio"

Viaggio nel comprensorio bolognese, dove la temperatura supera i sei gradi Cioni (Le Malghe): "Una volta eravamo pieni di famiglie, ora non c’è nessuno"

Bologna, 4 gennaio 2023 – C’è silenzio. Non si sente il rumore degli scarponi sprofondare nella neve. Nessun frastuono metallico delle funivie interrompe la calma piatta che regna nel comprensorio del Corno alle Scale a Lizzano in Belvedere. Gli impianti sono fermi. Le piste sono chiuse, senza alternative: di neve non ce n’è. L’unica che si vede, raggruppata in qualche cumulo, è quella artificiale: poca e quasi inutile se non per dare un tono di speranza a un paesaggio che siamo abituati ad ammirare immerso nel bianco.

Corno alle Scale senza neve
Corno alle Scale senza neve

Qualcuno c’è, ma non scia: passeggia. Già, perché il trend di questa stagione invernale potrebbe (si spera di no) essere solo questo: il trekking. Coppie, famiglie e solitari hanno lasciato i Moon boot a casa, per sostituirli con scarponi da montagna. La strada provinciale del Cavone, quella che porta ai piedi del Corno, è zeppa di cartelli stradali per l’uso di gomme invernali e catene. Ma nessuno ci fa più caso, qui la temperatura supera addirittura i 6 gradi. Di notte scende leggermente sotto lo zero.

A 1.649 metri Stefano Cioni è da solo nel rifugio le Malghe. Lavora qui da più di un anno, ma non si era mai ritrovato a starsene con le mani in mano a gennaio: "In questo periodo qui è sempre pieno – racconta –, gente che viene a bere una bevanda calda, famiglie che occupano intere tavolate, bambini che giocano e decine di scii appoggiati all’ingresso del locale". Stefano ci mostra una vecchia foto del rifugio completamente avvolto dalle neve, poi tira le somme: "Quest’anno c’è un’80% in meno di turisti rispetto alla stagione scorsa". E in termini economici le perdite sono ingenti: "Più del 60% in meno".

Attraversiamo le piste da sci che altro non sono che vallate di erba secca e gialla. A 1.794 metri ci apre le porte del rifugio Duca degli Abruzzi, Mirco Mori, mentre con i suoi colleghi cerca di spazzare via il fango dall’ingresso: "Senza neve la gente sotto alle scarpe ha il fango, non avevo mai pulito così tante volte il locale quando c’era la neve. Venite a vedere… quello è il lago Scaffaiolo, per niente ghiacciato. Ha fatto solo un leggero velo di ghiaccio stanotte". Poi Mirco ci indica la vetta del Corno alle Scale: "La cima è spoglia, non c’è neve neanche nel versante nord. L’unica che ha un po’ di neve è la cima del Cimone, ma da dove siamo noi ci sono 360 metri di dislivello...".

A Vidiciatico , la rinomata località per il turismo di montagna, restano quasi soltanto residenti e chi qui ha la seconda casa. I turisti, ormai, sono rari. Vanes Pozzi, titolare dell’hotel Corno alle Scale racconta di aver registrato il 90% di disdette: "Praticamente quasi tutti, e questa situazione si poteva evitare con la nuova funivia". Il progetto a cui si riferisce è quello per c ollegare il comprensorio del Corno con quello della Doganaccia. Un’idea che tiene banco dal 2017, con la firma dell’accordo tra Presidenza del Consiglio, Regione Toscana e Regione Emilia-Romagna. Con annesse polemiche. "Ad oggi siamo ancora al nulla di fatto – chiude l’albergatore – e chi ne paga le conseguenze siamo noi".

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