DI NICOLA BIANCHI
Cronaca

Avvelenò il patrigno, 20enne a processo

La follia di Alessandro Leon Asoli si riversò anche sulla madre che però riuscì a salvarsi. Il giovane non ha mai dato segni di ravvedimento

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di Nicola Bianchi

La madre e il suo compagno dovevano essere le cavie. Su di loro Alessandro Leon Asoli, 20 anni, doveva verificare l’azione dei veleni. Per vedere quanto avrebbero provocato sofferenza, per poi riversarli su di lui. Che sì, voleva suicidarsi, ma non soffrire. "La follia suicida che lo animava – scrisse il gip Gianluca Petragnani Gelosi – si è trasformata in follia omicida". Per quella follia – era il 15 aprile – ora il ragazzo di Ceretolo di Casalecchio, accusato di aver avvelenato e ucciso Loreno Grimandi e tentato di fare la stessa cosa con la madre M.M., verrà processato con prima udienza il 2 febbraio davanti all’Assise.

IN AULA

Così ha deciso il gup Alberto Gamberini su richiesta del pm Rossella Poggioli che lo accusa di omicidio e tentato omicidio volontario aggravato. Quattro le parti civili costituite: sua madre e quella di Grimandi (con l’avvocato Gabriele Giuffredi), oltre a due cugini di quest’ultimo (con l’avvocato Maurizio Merlini). Rigettata la richiesta avanzata dal difensore di Asoli, Fulvio Toschi, di sostituire la custodia cautelare in carcere con i domiciliari a casa dal padre che si era dichiarato disponibile. Dopo il parere negativo della procura, è arrivata la conferma del gup.

IN SILENZIO

Asoli era presente alla preliminare collegato in video dalla Dozza. Mai una parola, sguardo fisso con sempre accanto un poliziotto della Penitenziaria a vigilare. "In tutto questo tempo mai un segno di ravvedimento o una parola di scuse – dice l’avvocato Giuffredi –, mai ha ritrattato le accuse che rivolse alla madre di essere sua complice, cosa che il pm ha sempre ritenuto inattendibili". Dal giorno della tragedia la donna e il figlio non si sono mai più incontrati, nè visti (la madre non era presente in aula). E non lo faranno, almeno nel breve. Lei continua a essere seguita da uno psicologo il quale ha sconsigliato ogni tipo di contatto per evitare di riaccendere pericolosi ricordi. "Gli elementi nei confronti dell’imputato – aggiunge il legale – sono pacifici, ora il processo. Una tragedia greca o un dramma di Shakespeare credo non siano nemmeno adeguati a descrivere quello che è successo quella sera".

LA TRAGEDIA

Quando Asoli preparò a mamma e patrigno la cena: penne al salmone con una dose letale di nitrito di sodio. Veleno acquistato su internet con la carta di credito della madre. Sul web studiava come togliersi la vita, "suicidarsi in modo non traumatico", scrisse il gip. Di qui la scoperta dei veleni. Il cianuro, "sua prima scelta", però era difficile da procurarsi. Meno il nitrito di sodio.

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