Barca sugli scogli a Rimini, per omonimia skipper viene dato per morto

L’incredibile vicenda del bolognese Alessandro Fabbri, che si chiama come il cardiochirurgo-skipper deceduto a Rimini

Alessandro Fabbri durante un viaggio in Grecia

Alessandro Fabbri durante un viaggio in Grecia

Bologna, 20 aprile 2017 - «Mi stanno telefonando di continuo tantissimi amici e conoscenti. Qualcuno persino dalla Francia. Li ho tranquillizzati tutti. I miei famigliari di persona. Il tam-tam sollevato dalla notizia della tragedia della barca naufragata a Rimini ha scatenato molte emozioni, e la mia omonimia con lo skipper che purtroppo risulta tra i morti ha giocato un brutto scherzo a molti». Parla Alessandro Fabbri, 47enne skipper bolognese ma da anni trasferitosi a Verona. La stessa città – altra coincidenza – del suo sventurato omonimo, Alessandro Fabbri, il 69enne cardiochirurgo, coarmatore e skipper del Bavaria 50 «Dipiù» schiantatosi martedì pomeriggio contro la diga foranea del porto di Rimini, dopo avere preso il largo dal porto di Ravenna, in tarda mattinata.

Nel naufragio il 69enne ha perso la vita, insieme a sua figlia Alessia, 38enne notaio, a Enrico Martinelli, 69 anni e Ernesto Salin, 44. «È da martedì sera che mi stanno cercando i giornalisti – spiega il 47enne skipper professionista di lungo corso, migliaia di miglia nautiche percorse, tra Mediterraneo e Oceano Atlantico, e oltre vent’anni di esperienza –. Sono davvero molto dispiaciuto per le vittime, ma si tratta di un incredibile caso di omonimia». «Qualche giornalista – prosegue – mi ha chiamato al telefono cellulare, che è facilmente reperibile sul web, accertando direttamente la situazione e quindi senza tirarmi in ballo». Non è stato così per tutti: sul proprio sito internet ‘Il giornale della vela’, una sorta di Bibbia per gli appassionati del settore, ha pubblicato la notizia del naufragio con la fotografia dell’Alessandro Fabbri di 47 anni, quello ‘sbagliato’, per così dire. Ma l’immagine è stata rapidamente rimossa dal sito, subito dopo che l’interessato ha segnalato l’errore ai responsabili.

Motivi per cadere nell’equivoco ce n’erano parecchi: a partire ovviamente dall’omonimia, al fatto che entrambe le persone siano skipper, fino alla città di provenienza. A non collimare erano l’età, e il nome delle rispettive barche («Dipiù» e «Black Sheep», ma nelle prime ore dal naufragio su questo aspetto c’era incertezza). Con la sua barca a vela Black Sheep, un Beneteau di 50 piedi (15 metri, le stesse dimensioni del «Dipiù») normalmente di stanza alla darsena di Marina degli Estensi, il bolognese organizza viaggi in Mediterraneo, spingendosi fino ai Caraibi.

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