REDAZIONE BOLOGNA

Bologna, omicidio del barista di Budrio. Telecamere termiche per scovare Igor il russo

Parla cinque lingue, ha messo a segno varie rapine armato di arco e frecce. "State attenti, è pericoloso"

Maria Fabbri, moglie della vittima, e il ricercato Igor Vaclavic

Maria Fabbri, moglie della vittima, e il ricercato Igor Vaclavic

Bologna, 4 aprile 2017 – Gli elicotteri con telecamere termiche per rilevare la presenza di calore umano anche all'interno di casolari e le forze speciali continuano a setacciare le infinite campagne tra Bologna, Ferrara e Modena. Ma prosegue anche il lavoro del reparto Ris di Parma nel bar Gallo di Riccardina di Budrio dove sabato notte è stato ucciso Davide Fabbri, 52 anni, nel corso di un tentativo di rapina.

Il fascicolo aperto dal pm Marco Forte continua a essere ancora contro ignoti, ma Igor Vaclavic, nato 40 anni fa in quello che oggi è l'Uzbekistan e allora era ancora Urss, è il super-ricercato. Gli esperti del Ris stanno esaminando centimetro per centimetro il retrobottega del bar tabacchi, dove si è svolta la parte più violenza della lotta tra Fabbri e il suo killer. Qui, infatti, il barista è riuscito a disarmarlo dal fucile a pallettoni e l'ha colpito più volte, usando il calcio dell'arma come un bastone. E qui è stato esploso il colpo di pistola Smith&Wesson calibro 9x21 che ha centrato Fabbri al cuore. Si cerca anche l'ogiva del proiettile che ha ucciso il povero barista: pare altamente improbabile che il proiettile sia rimasto nel corpo, anche se l'autopsia fugherà l'ultimo dubbio. Sono stati anche trovati frammenti del fucile: la speranza è trovare le impronte digitali dell'assassino, anche se pare che l'uomo portasse i guanti. Slitta, invece, la consegna dell'analisi sulla striscia di sangue lunga 40 centimetri trovata fuori dal bar che si spera appartenga al killer.

Killer che assume sempre più le fattezze di Igor Vaclavic. La sua corporatura, il modus operandi e soprattutto la testimonianza della guardia giurata a cui è stata rapinata la Smith&Wesson a Consandolo, nel Ferrarese (“E' lui quello che mi ha aggredito, e mia è la pistola argentata usata a Budrio”), mettono il nome di Vaclavic in cima alla lista dei sospettati. «Prestare massima attenzione, il soggetto è molto pericoloso. Se minacciato, non esita a usare armi da fuoco», è l'avvertimento diramato agli uomini che gli stanno dando la caccia. Un metro e settanta, robusto, solo a guardare la foto segnaletica fa spavento. Dall’altra sera, l'immagine di Igor 'il russo' è nelle mani di ogni pattuglia delle forze dell’ordine. 

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E' un tipo tostissimo,  Vaclavic, vecchia conoscenza del Ferrarese per i suoi cruenti trascorsi. Addestrato alla sopravvivenza in ogni ambiente, parla cinque lingue e conosce alla perfezione le armi da guerra. Una notte dell’ottobre 2010, per sfuggire ai carabinieri, si gettò in un canale di campagna dove rimase sott’acqua fino a quando la strada non tornò libera. Alla fine lo beccarono. Il suo nome salì alla ribalta nel 2007 quando, a metà tra un ninja e un novello Robin Hood, si era specializzato a rapinare persone armato di arco e frecce, sempre vestito di scuro. Mise a segno tre rapine tra Argenta, Ostellato e Portomaggiore. Gli andò male, invece, il 13 giugno a Occhiobello, nel Rodigino, dove fu costretto a fare i conti con due fratelli di 73 e 71 anni. 

Vaclavic fece irruzione sfondando la porta d’ingresso della loro casa. Dall’interno partì un colpo di fucile, il ninja si dileguò. I vetri del portone gli procurarono una lacerazione tremenda dell’arto (12 punti) che si ricucì da solo. Venne bloccato poco dopo in un casolare lungo la ferrovia Bologna-Venezia. Quei raid gli costeranno 4 anni, la sentenza è definitiva il 22 gennaio 2008, il 13 settembre 2010 è già libero. E una volta fuori non muta le vecchie abitudini. A cambiare sono i travestimenti, mette nell’armadio arco e frecce per spianare ascia e coltelli. Si muove a piedi o con bici rubate, casco nero sulla testa e cerata mimetica.

Il 21 ottobre rapina il sindaco di Argenta, Antonio Fiorentini, che se lo vede davanti con un’ascia. Sei giorni dopo è messo in fuga da una donna ‘armata’ di un vaso di fiori. Ma l’ex soldato rosso non desiste e il 4 novembre insegue la sua preda e la ferisce al capo. L’11 novembre torna però in carcere. Si becca altri 5 anni più un’espulsione. Il suo ex avvocato Stefania Smanio oggi racconta di un percorso carcerario particolarmente riservato: «In occasione dei colloqui in cella, mi diceva che trascorreva il tempo leggendo e parlando con il cappellano». L’1 gennaio 2015 il suo debito con la giustizia è pagato.

Ma Igor torna a fare ciò che ha sempre fatto. Su di lui c’è un ordine di cattura europeo per tre rapine messe a segno con la spietata banda di Ivan Pajdek, la stessa che a settembre 2015 uccise il pensionato Pier Luigi Tartari, il cui cadavere venne trovato 17 giorni dopo. Ma Vaclavic, per la Procura ferrarese, quella sera non c’era. Ma la caccia al ninja è aperta.