"Ciao papà, prenditi cura dei bimbi da lassù"

Morto Franco Medica, storico pediatra di Casalecchio e nazionale di rugby. Il figlio: "Quell’ultimo sguardo sulla barella del 118"

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C’è chi al "prof Medica" deve la vita, perché, nel 1964, "fu lui a curarmi da una brutta polmonite con due focolai". E chi, ancora oggi, non dimentica "il suo ambulatorio vicino alle scuole Carducci" di Casalecchio dove "si prese cura dei miei figli". Leggere tutti i messaggi che ieri hanno inondato la pagina di Facebook ‘Sei di Casalecchio se...’, servirebbe un intero pomeriggio. Ma permetterebbe di capire chi è stato il pediatra Franco Medica, sconfitto domenica pomeriggio dal coronavirus. Novantasei primavere, "un pezzo d’uomo in forze e lucidissimo fino alla fine", lo ricorda commosso Massimo, uno dei due figli. Ricoverato sabato, se ne è andato in silenzio il pomeriggio seguente, tre ore dopo aver ricevuto il risultato del tampone: positivo. Mentre gli infermieri erano pronti a trasferirlo dal Maggiore al Bellaria.

"Ciao nonno". Oggi lo piangono i suoi figli e il suo amatissimo nipote Tommaso, lo piange la sua ‘Nennella’, la moglie Anna Raffaella che proprio ieri ha compiuto 94 anni e ora la famiglia teme per la sua salute. "Papà ci ha insegnato a vivere", sussurra Massimo. "Mi hai insegnato ad andare in bicicletta – scrive Tommy, il nipote musicista che vive a Londra –, mi hai fatto ascoltare i Beatles per la prima volta. Mi hai spinto a seguire il mio sogno e a suonare il basso, dai primi tempi alla scuola di musica fino al tifo per gli Husky Loops". Molto più "di un nonno", molto più "di un padre", molto più "di un pediatra". A inizio marzo era stato ricoverato per un focolaio accompagnato da altri piccoli problemi. Alcuni giorni fa era stato dimesso, "stava benissimo", ricordano. Poi ha iniziato a salire la temperatura. No, di questi tempi non ci voleva proprio. E la febbre è venuta presto anche a chi gli era stato vicino, da suo figlio alla badante. "Abbiamo immediatamente avvertito l’Ausl – dice Massimo – e il nostro medico di base, tutti coloro che dovevamo contattare". La situazione, però, ora dopo ora, per Franco Medica, peggiorava. Sabato così la decisione di un nuovo ricovero, "anche se non sembrava molto grave e neppure che avesse bisogno di ventilazione".

Quello sguardo. Ecco l’ambulanza, medico e infermiere ‘bardati’ con mascherine, tute e guanti. Nessuno intorno, nemmeno i parenti, nemmeno la moglie. Troppo pericoloso di questi tempi dove sei costretto a morire da solo e i tuoi cari possono affidare l’ultima carezza solamente ai sanitari. Il virus non guarda in faccia a niente. E’ maledetto anche per questo. "In quel momento – riprende il figlio – ho visto l’ultima volta papà. Sulla barella ha provato a farfugliarmi qualcosa, ma non riusciva più a parlare. Allora mi ha guardato con la consapevolezza che forse non sarebbe più tornato. I suoi occhi mi hanno detto tutto". Salutami Tommy, mi raccomando. Dai un bacio a Valeria, a Bea e a tua madre, io devo andare... "Quante ne hanno viste quegli occhi". Già, dal 1923. Pure una guerra mondiale. "Ma mai ha avuto paura, nemmeno del coronavirus".

Il rugbista. Impossibile per uno come lui che in gioventù è stato un pilastro del Rugby Bologna con tanto di convocazione in Nazionale. E quante botte. Amava lo sport ma più di tutti il suo mestiere, quello del pediatra. "Ha curato tantissimi nostri bambini", lo ricorda Massimo Bosso, sindaco di Casalecchio. E quei bambini, che oggi sono diventati uomini e donne, anche se da tanti anni si era trasferito a Bologna, il "prof Modica" non lo hanno mai dimenticato. E oggi lo piangono. "Perché eri il mio doc, – sussurrano – e ci mancherai".

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