PAOLO VERRI
Cronaca

Costi e inflazione, rebus salari: "Ma la leva è la contrattazione"

Confcooperative Emilia-Romagna, Milza confermato alla guida: gare pubbliche da adeguare

Confermato per la terza volta alla guida di Confcooperative Emilia-Romagna, Francesco Milza guarda avanti. E punta alla "digitalizzazione, alla sostenibilità del modello cooperativo, al lavoro giusto e giustamente retribuito e riconosciuto dalla pubblica amministrazione per quanto riguarda le gare pubbliche". Temi "caldissimi, che dovremo affrontare nei prossimi mesi". Presidente Milza, avete lanciato un appello al governo affinché siano spesi bene i fondi del Pnrr per sostenere il settore cooperativo. Quali sono state le risposte?

"Alla nostra assemblea regionale era presente il vice ministro al lavoro, Maria Teresa Bellucci, e c’è stato un impegno a sviluppare queste tematiche. Se sono rose fioriranno, ma abbiamo registrato una disponibilità al confronto".

La cooperazione italiana, per il vice ministro, è un modello al quale l’Europa guarda con un grande interesse. Anche voi siete stati coinvolti?

"Siamo stati molto coinvolti, a partire dal provvedimento adottato nel settembre 2023 sulle condizioni quadro per l’economia sociale. L’Europa ha preso atto che c’è una forma di economia sociale, che mira a concepire l’impresa in un rapporto molto più stretto rispetto alla propria comunità. E l’Emilia-Romagna è un ottimo modello".

Come Confcooperative siete stati in primissima linea dopo l’alluvione. Ci sono ancora ritardi nei ristori?

"Tutto il sistema della cooperazione, compresa Confcooperative, si è mobilitato subito anche con tanti strumenti di sistema, come il Fondo sviluppo, che ha messo a disposizione importanti cifre sia per le cooperative che per i soci. Rispetto al sistema dei ristori, però, non possiamo non fare notare che c’è qualcosa che non va dal punto di vista dei meccanismi burocratici. Bisogna accelerare i tempi".

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, chiede un aiuto per realizzare il piano dell’abitare del Comune.

"Da parte nostra c’è la massima disponibilità. Abbiamo una cinquantennale esperienza rispetto all’edilizia convenzionata e agevolata. Dieci anni fa, circa il 78% degli abitanti dell’Emilia-Romagna aveva una casa di proprietà. Ora abbiamo figure nuove, come i lavoratori stranieri, i nuovi poveri. Questa terra di mezzo crea un bisogno sul quale si deve intervenire. C’è però la necessità di un piano casa che prenda atto dei bisogni e metta a disposizione risorse idonee".

Mancano anche gli alloggi per studenti, ricercatori e professori degli atenei emiliano-romagnoli.

"Anche qui la proposta deve essere integrale e integrata".

Parliamo di lavoro povero.

"Da due anni a questa parte abbiamo una congiuntura molto negativa per via dell’inflazione e dell’aumento dei costi. Tutto questo rende il tema delle retribuzioni un elemento di tensione e va risolto attraverso la contrattazione collettiva e i contratti di secondo livello, che tutto sommato in Emilia-Romagna funzionano".

Perché avete detto di no al salario minimo?

"Lo abbiamo fatto perché riteniamo che il riconoscimento del giusto salario passi attraverso la contrattazione tra le parti. Mi aspetto che la politica e le istituzioni tengano conto di questi aumenti quando fanno gare pubbliche. Ci vuole coerenza".

Quale scenario per i prossimi anni?

"C’è un impegno da parte del governo, che dovrebbe tradursi in un piano nazionale per l’economia sociale entro il 2025 e auspichiamo che sia colta come risorsa e sostegno ai bisogni del Paese e delle persone. Anche la digitalizzazione deve essere una priorità".

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