
Settantasei anni anni e un mese. Questo il conto presentato dalla Procura per 14 dei 36 imputati nel maxi processo per il traffico di droga al Pilastro. Quello, per intenderci, che vede coinvolta pure la famiglia della famosa scampanellata di Matteo Salvini nel 2020. La richiesta è arrivata ieri al termine della requisitoria del pm Marco Imperato nell’aula bunker del carcere della Dozza, davanti al giudice dell’udienza preliminare Sandro Pecorella. Presentate, oltre alle richieste di condanna con rito abbreviato, anche quelle di patteggiamento per altri imputati, ritenuti figure marginali all’interno della vicenda. Uno invece andrà a dibattimento.
L’inchiesta, ormai nota, è quella per spaccio partita a seguito dell’omicidio di Nicola Rinaldi, il ragazzo di 28 anni ucciso dal suo vicino di casa, Luciano Listrani, nell’agosto del 2019 in via Frati. Dalle indagini emerse ben presto il motivo del delitto: la vittima doveva riscuotere i proventi dell’attività di spaccio del genero dell’assassino, in ritardo coi pagamenti.
Nel mirino di Procura e polizia dunque la famiglia allargata di Nicola Rinaldi che, secondo gli inquirenti, gestiva grosse quantità di hashish e cocaina. Per Elisa Rinaldi, sorella di Nicola, difesa con gli altri parenti dagli avvocato Roberto D’Errico, la richiesta è stata di 4 anni e 8 mesi. Per l’accusa era lei a gestire i contatti con clienti e fornitori, mentre il marito Oert Mustafaj, albanese di 46 anni, era in carcere per un tentato omicidio risalente al 2013: per lui, difeso dall’avvocato Simone Romano, la richiesta è di 9 anni e 4 mesi, tenute conto attenuanti generiche e rito. Coinvolto nella gestione della droga, stando agli inquirenti, anche il figlio oggi ventitreenne della coppia, Monir Samia: per lui è stata richiesta una pena di 8 anni.
Negli affari di famiglia c’entrerebbe anche il cognato della Rinaldi, Salah Eddine Karmi, marocchino di 39 anni, compagno della sorella Monia Alessia, accusato di essere uno dei pilastri del sodalizio legato al narcotraffico. Richieste rispettivamente pene di 14 anni e 8 mesi per lui, 6 mesi per lei. Nei guai anche la madre delle sorelle, Anna Maria Arena, per cui la Procura ha chiesto 8 anni di condanna. Tra i difensori anche gli avvocati Matteo Murgo e Giovanni Voltarella.
I Labidi, difesi dall’avvocato Bruno Salernitano, sono invece protagonisti del celebre siparietto della citofonata "Scusi, lei spaccia?" del leader della Lega all’epoca delle Regionali. Dalle indagini emerse che in via Deledda effettivamente si spacciava. Per Faouzi Ben Ali Labidi è stato chiesto un anno e mezzo, nove mesi per la compagna Caterina Razza, già arrestati per possesso di armi e droga. Per il loro figlio maggiore Mohamed la Procura chiede 5 anni. Il minore, Yassin ‘Yaya’ Labidi, è ai domiciliari. La fine del processo è prevista per maggio.
Chiara Caravelli