"Droghe e disinformazione Adolescenti lasciati soli"

La psichiatra Casoria sulla necessità di un dialogo su sostanze e dipendenza

"I ragazzi oggi hanno una percezione ridotta, se non del tutto assente, della pericolosità delle sostanze. E spesso anche gli adulti, i genitori, sottovalutano le dipendenze". È la psichiatra Michela Casoria a tracciare il contesto sociale in cui si inserisce la vicenda della quindicenne, dipendente dalla cocaina e abusata dallo spacciatore da cui si riforniva, che adesso è in cura per disintossicarsi dopo l’intervento dei carabinieri.

Dottoressa Casoria, come è possibile che per dieci mesi nessuno si sia accorto del baratro in cui era precipitata questa ragazzina?

"Per le famiglie oggi non è sempre semplice accorgersi di un figlio che fa uso di sostanze. Questo per diversi ordini di fattori sociali. Se prima, ad esempio, la prassi era che i ragazzi assumessero droga in gruppo, oggi molti lo fanno da soli, per darsi ‘sollievo’. E non è detto che questi ragazzi abbiano condotte violente o devianti: è frequente che si isolino, restino chiusi in casa. E i genitori potrebbero dunque scambiare la dipendenza per la tendenza, che si sta diffondendo in maniera preoccupante tra gli adolescenti, al ritiro sociale. Anche perché, in particolare su temi difficili, il dialogo genitori-figli è spesso assente".

Gli studi recenti parlano di un consumo in costante aumento, a fronte di un abbassamento dell’età di chi si droga, senza distinzione di sostanze.

"Questo accade perché c’è una carenza di informazione. Che sia formale o frutto di scambio tra ragazzi. Una volta c’erano le pubblicità progresso. E c’erano anche i centri di aggregazione, dove i ragazzi avevano modo, con un approccio tra pari, di parlare della differenza tra le sostanze, degli effetti anche fisici, devastanti, dalle dipendenze e dell’astinenza".

Quindi si è persa la paura, che è il più forte deterrente?

"La paura non c’è, perché i ragazzi non sanno a cosa vanno incontro. C’è una banalizzazione dell’uso delle sostanze, che porta a pensare di essere sempre i padroni delle proprie scelte. Invece, la cocaina, l’eroina, entrano piano piano nella vita, diventandone in breve l’elemento dominante".

E una volta dentro, uscirne o trovare il coraggio di parlarne con adulti è difficile.

"È impensabile che un adolescente trovi da solo gli strumenti per capire o per affrontare una dipendenza. Anche quando arrivano alla consapevolezza di stare male, per loro chiedere aiuto non è facile. Penso agli sportelli, ai consultori, ai Sert: quanti ragazzini ne conoscono l’esistenza? Quanti quindicenni sanno a chi rivolgersi per parlare di droga? È necessario lavorare sull’informazione, tornare a parlare con i ragazzi, senza un approccio esclusivamente basato sulla legalità, delle droghe. E anche dell’alcol, visto che la situazione è analoga, con ragazzini sempre più giovani che ne abusano".

n. t.

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