EMANUELE OTTOLENGHI*
Cronaca

Emanuele Ottolenghi: "La guerra finirà sventolando il desiderio di coesistenza"

La riflessione del membro della Fondazione per la Difesa delle Democrazie a Washington: "La pace presuppone un riconoscimento reciproco e una volontà di convivenza pacifica"

La manifestazione lo scorso ottobre, a Bologna, dopo gli attentati di Hamas in Israele; nel riquadro, Emanuele Ottolenghi

La manifestazione lo scorso ottobre, a Bologna, dopo gli attentati di Hamas in Israele; nel riquadro, Emanuele Ottolenghi

Bologna, 1 giugno 2024 – Ora che sventola la bandiera palestinese su Palazzo d’Accursio, la pace è finalmente a portata di mano. Presto, seguendo l’esempio felsineo, tutti i comuni d’Italia s’agghinderanno di vessilli, in un festoso brulicare di variopinti stendardi della libertà. Non me ne voglia il sindaco Lepore. Se non altro, s’ha d’auspicare che la sua lungimiranza politica lo premi con nuovi percorsi politici. (...) Basta un gesto. Oppure no. Lepore resterà a Bologna con la sua bandiera e la sua prosopopea. La guerra finirà invece quando quella bandiera esprimerà un desiderio di coesistenza invece della volontà genocida di cancellare Israele dalla mappa del Medioriente.

La speranza di pace che il sindaco Lepore dice di voler promuovere, infatti, non può prescindere dal fatto che uno Stato palestinese non esiste prima di tutto a causa della scellerata follia sanguinaria dei suoi leader, che da più di ottant’anni si prodigano a rifiutare ogni tipo di compromesso, scegliendo sempre la strada della violenza e rifiutando di prendersi responsabilità per le conseguenze delle proprie decisioni. La pace presuppone un riconoscimento reciproco e una volontà di convivenza pacifica.

Oggi si combatte a Gaza non perché Israele rifiuti entrambi, bensì perché Hamas, che da sempre apertamente aspira allo sterminio degli ebrei, il 7 ottobre 2023 ha violato il cessate il fuoco e massacrato 1.200 civili israeliani, prendendone in ostaggio altre centinaia, e da allora, coadiuvato da un fronte di genocidari sponsorizzati dalla dittatura teocratica dell’Iran, segue nei suoi propositi. Basterebbe deporre le armi e liberare gli ostaggi israeliani per porre fine all’attuale conflitto. Ma Hamas non lo farà. Il sindaco Lepore però sventola la bandiera. (...) La bandiera palestinese, certo, non è quella di Hamas, ma come i suoi epigoni nazisti, della cui ideologia ha molto in comune, Hamas assurse al potere tramite libere elezioni, e continua a godere di ampio seguito popolare. In questo, si allinea a un susseguirsi di leader che, a partire dagli anni trenta del secolo scorso, non hanno mai perso un’occasione di rifiutare il dialogo e la convivenza pacifica, preferendo la violenza indiscriminata (...) Ogni volta che si presenta l’opportunità di un compromesso, come a Camp David nel 2000 o con gli Accordi di Abramo, la leadership palestinese risponde con la violenza, ben sapendo che in Occidente, milioni di Lepore sventoleranno la loro bandiera, assolvendoli d’ogni responsabilità, e cercando di impedire a Israele di sconfiggere chi lo vuole annientato, ma anche di offuscare la verità storica.

Dopo il 7 ottobre, il sindaco non ha mai sventolato una bandiera israeliana, per solidarietà alle vittime di un’efferata strage (...). Ha evitato di far mostrare, con il patrocinio del Comune, le raccapriccianti immagini del massacro, filmate dagli stessi aguzzini la cui bandiera ora adorna il nostro bel palazzo comunale. Dice che "il popolo palestinese stesso è doppiamente vittima della follia estremista". E su questo dice bene: è vittima della follia estremista dei leader che si è scelto e di quella plateale di chi sventola bandiere per farsi bello con un pugno d’elettori.

Emanuele Ottolenghi,

Senior Fellow

presso la Fondazione

per la Difesa delle Democrazie

a Washington