
"I decenni trascorsi dall’estate del 1980 non hanno mutato il profondo senso di ingiustizia che ho sempre provato nell’essere accusata della strage". Così Francesca Mambro (foto), condannata in via definitiva per la carneficina del 2 agosto 1980 alla stazione, con il marito Giusva Fioravanti, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini (quest’ultimo in primo grado) in un’intervista di ieri a Libero. "Non solo non eravamo a Bologna quel giorno, ma non c’era la destra del Msi. La falsificazione storica non ci appartiene". E sul quarantennale: "Il dolore per non essere riuscita a far arrivare ai parenti delle vittime la nostra estraneità ai fatti non cambia. Quest’anno è stato peggiore perché la verità non c’è e la sola che conosco è la nostra innocenza". P2 mandante e Nar come esecutori? "Un insulto alla logica, ai fatti, a centinaia di condanne e ai nostri amici morti non per difendere Gelli, ma per scappare dalle accuse ingiuste". "L’ennesimo sfregio che colpisce le vittime", la replica di Alfredo Bazoli, deputato Pd e figlio di una delle vittime dell’attentato di Piazza della Loggia a Brescia.