Giampaolo Amato verso il giudizio. "Uccise moglie e suocera per ereditare le case e stare con l’amante"

La Procura ha chiuso le indagini nei confronti dell’oculista 64enne. Gli vengono contestati anche il delitto della madre della coniuge, il peculato e la detenzione dei farmaci letali. Ma lui: "Sono innocente"

Bologna, 27 settembre 2023 – Due omicidi, quello della moglie e quello della suocera, entrambi premeditati e aggravati dai motivi abietti e futili, oltre che dal mezzo "venefico o insidioso". Poi peculato, per essersi impossessato dei farmaci utilizzati per formare il cocktail letale da somministrare alle due donne sottraendoli da uno degli ospedali dell’Ausl in cui lavorava. E infine detenzione illecita di sostanze psicotrope (appunto i farmaci di cui sopra).

Giampaolo Amato, 64 anni, oculista molto noto in città ed ex medico della Virtus
Giampaolo Amato, 64 anni, oculista molto noto in città ed ex medico della Virtus

Pesano come macigni le accuse formulate dalla Procura – procuratore aggiunto Morena Plazzi e sostituto Domenico Ambrosino – nei confronti di Giampaolo Amato, il medico di 64 anni che dallo scorso aprile si trova in carcere con l’accusa di avere ucciso la moglie Isabella Linsalata, 62, il 30 ottobre del 2021. Lunedì sera è stato notificato l’avviso di fine indagine nei suoi confronti, con i quattro capi contestati dalla Procura. L’atto solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. L’indagato è assistito dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna e dalla sua cella continua disperatamente a dirsi innocente.

Ora ad Amato vengono contestati però ben due omicidi. Non solo quello della moglie, ma anche quello della suocera Giulia Tateo, morta a 87 anni appena 22 giorni prima della figlia, cioè la notte tra l’8 e il 9 ottobre 2021. Per l’accusa, il movente è il medesimo per tutti e due gli omicidi che contesta: "Motivi ereditari e per avere libera disponibilità degli immobili ubicati in via Bianconi, al primo piano, residenze della suocera e della moglie (Amato da qualche tempo abitava al piano di sotto dello stesso palazzo, dopo la separazione da Linsalata, ndr ) , e soprattutto per avere piena libertà nella relazione extraconiugale" con un’altra donna.

Madre e figlia furono ritrovate di mattina a letto senza vita, a distanza di poco più di due settimane l’una dall’altra, in circostanze stranamente simili, anche perché nessuna delle due pareva in condizioni di salute tali da giustificare un decesso improvviso. Una coincidenza che fece sospettare agli inquirenti che non si trattasse di un caso. Dagli accertamenti autoptici su Linsalata, voluti dalla sorella, emerse che la donna era positiva a Midazolam, una benzodiazepina, e Sevoflurano, un anestetico ospedaliero, uniti in un cocktail letale che l’avrebbe portata alla morte. Non era noto che lei – a sua volta medico di base e ginecologa – ne facesse uso. Così scattarono le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dalla Procura.

In particolare poi, il fatto che Amato e Linsalata fossero separati dopo che l’uomo da diverso tempo aveva una relazione extraconiugale, nota alla moglie, gli avrebbe fornito un movente. Di più: decisiva per l’accusa fu anche l’analisi di una bottiglia di vino che la sorella di Linsalata prelevò da casa di Isabella una sera del 2019, in cui la trovò stordita e intontita dopo avere bevuto l’alcol offertole dal marito a cena, e che lui non aveva toccato; la Scientifica riscontrò come all’interno vi fosse del Midazolam. La stessa benzodiazepina che sarebbe risultata letale alla donna due anni dopo.

Dopo queste scoperte, i familiari di Linsalata decisero di vederci chiaro pure sulla mamma, Giulia Tateo, il cui corpo è stato riesumato lo scorso gennaio. E il medico legale nominato dalla Procura, Guido Pelletti, con i consulenti nominati dalle parti, confermarono: anche nel corpo dell’anziana c’erano tracce di Midazolam e Sevoflurano, proprio gli stessi sedativi trovati nella figlia. L’avanzato stato di decomposizione però non concesse approfondimenti quantitativi, impedendo dunque ai tecnici di sbilanciarsi sul fatto se proprio quei farmaci potessero essere stati la causa della morte. Una "indecisione" ora superata dall’accusa: per la Procura infatti la morte di Giulia Tateo è "causalmente riconducibile a un’esposizione di xenobiotici", cagionata dal genero "somministrandole sostanze sedative e psicotrope/psicoattive".

In questi mesi, le attività d’indagine sono state serrate: i carabinieri hanno analizzato i dispositivi elettronici già sequestrati all’indagato, come telefonino e computer, da cui sarebbero emersi elementi tali da confermare la tesi dell’accusa, e sentito parenti e altre persone vicine a Tateo, le quali a loro volta avrebbero corroborato le ipotesi formulate dagli inquirenti.

Ora, non resta che attendere la ormai probabile richiesta di rinvio a giudizio per l’indagato e la fissazione dell’udienza preliminare nei suoi confronti. All’eventuale processo si potrebbero costituire parte civile i familiari di Isabella e Giulia, attualmente rappresentati dagli avvocati Francesca Stortoni e Maurizio Merlini.

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