FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Giustizia riparativa, giovane a giudizio. Il gip: a Bologna mancano le strutture

La proposta per un caso di violenza sessuale: l’imputato aveva chiesto di accedere al percorso di mediazione. Ma niente da fare, dice il giudice: "In città non è stata indetta la Conferenza per incaricare gli enti locali"

Il corteo femminista dell’8 marzo in città

Il corteo femminista dell’8 marzo in città

Bologna, 25 maggio 2024 – Siamo ancora fermi a tre mesi fa, anzi, ormai a quasi un anno fa: nulla è cambiato sul fronte della giustizia riparativa a Bologna, dove enti e strutture mirati a fornire questo strumento, introdotto dalla riforma Cartabia nel 2022 e in vigore da luglio 2023, non ci sono. Così ieri il giudice dell’udienza preliminare Alberto Ziroldi è stato di fatto costretto a rigettare la richiesta presentata appunto tre mesi fa, di concerto tra le parti, dalla difesa di un ventiquattrenne accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza all’epoca appena diciottenne, affetta da deficit cognitivo. E ne ha disposto il rinvio a giudizio.

La giustizia riparativa dovrebbe consentire alle parti di intraprendere un percorso di mediazione, fuori dal tribunale e guidate da figure professionali esperte, con l’obiettivo di ’riparare’ il danno subito dalla vittima. Il mediatore, alla fine dell’iter, deve redigere una relazione che, se positiva, permette all’imputato di accedere a uno sconto di pena. Ma a Bologna, per ora, ciò non pare possibile.

Infatti, riconosce il gup Ziroldi, "non risulta essere stata indetta la Conferenza locale per il distretto della Corte d’appello di Bologna", Conferenza incaricata di individuare gli enti locali a cui affidare il compito di istituire i Centri per la giustizia riparativa e organizzarne i servizi, anche incaricando i mediatori tramite appalti o convenzioni; né "sono ancora formalmente riconosciuti i mediatori e i livelli essenziali di prestazioni" richiesti. Ecco allora che "l’istanza presentata non può trovare accoglimento, per impossibilità di effettuare il percorso secondo la legge".

Il processo, a marzo, fu rinviato di diversi mesi proprio nella speranza che nel frattempo qualcosa cambiasse: così non è stato.

La violenza contestata risale al 2021: l’imputato invitò a casa sua la vittima, conosciuta sui social, con la scusa vedere un film, poi però la palpeggiò ed ebbe un rapporto sessuale con lei, immobile e pietrificata dallo choc. La ragazzina, difesa dall’avvocato Mattia Finarelli, dopo giorni di lacrime trovò la forza di denunciare.

L’imputato, con l’avvocato Stefania Mannino, ha ammesso il rapporto sessuale e di avere trattato ‘freddamente’ la giovane, ma ha detto di avere pensato che lei fosse consenziente. Risponde di violenza sessuale aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica della vittima e dalla sua condizione di momentanea limitazione della libertà personale.