I 150 anni dell’Archivio di Stato: "Ora ci apriamo alla città. Saremo un polo culturale unico"

Visite, mostre e spettacoli per coinvolgere i cittadini. Qn-Resto del Carlino è media partner. La direttrice ad interim Carrino spiega: "Vogliamo offrire nuovi spazi e nuove visioni".

I 150 anni dell’Archivio di Stato: "Ora ci apriamo alla città. Saremo un polo culturale unico"

I 150 anni dell’Archivio di Stato: "Ora ci apriamo alla città. Saremo un polo culturale unico"

Portare l’Archivio fuori dall’archivio. O meglio, far diventare quel prezioso patrimonio che è l’Archivio di Stato, con i suoi trentotto chilometri di documentazione, un punto di riferimento per la vita culturale cittadina. Perché, fra quelle carte, si nasconde il grande romanzo collettivo della città.

La sede monumentale di questa istituzione è, come si sa, in piazza dei Celestini, nell’ex convento dei monaci: lì i preziosi incartamenti e le rare testimonianze furono trasferite negli anni Quaranta dall’ala di palazzo Galvani dove per quasi settant’anni aveva trovato casa.

E adesso, in occasione dei centocinquanta anni della sua nascita (il regio decreto porta la data del 22 ottobre 1874), l’Archivio ha varato un ricco calendario di iniziative e soprattutto ha deciso deciso l’apertura al pubblico di quel gioiello finora segreto che è il chiostro realizzato nel 1754 su disegno di Carlo Francesco Dotti.

Spiega la direttrice ad interim Candida Carrino: "Vogliamo offrire nuovi spazi e nuove visioni. L’Archivio deve diventare un polo culturale aperto a tutti". E allora spettacoli teatrali e appuntamenti immersivi, mostre fotografiche e spettacoli di burattini. Da segnalare fin d’ora l’evento autunnale legato a ‘Liber Paradisus’, il documento del 1257 qui custodito con il quale il Comune decretava la fine della schiavitù nel territorio, che avrà un’installazione sonora e una proiezione notturna sulla facciata del Palazzo.

La volontà più volte ribadita è di continuare, dopo le celebrazioni di questi mesi, un rapporto fertile con la città e, per questo, è stata creata una fitta rete di relazioni (dal Comune alla Regione, dall’Università di Bologna ai partner privati). Qn-il Resto del Carlino è media partner e ieri mattina, alla presentazione dell’iniziativa, il vicedirettore del Carlino, Valerio Baroncini, ha sottolineato il percorso comune che lega il nostro giornale, che il prossimo anno festeggerà i 140 anni, all’Archivio.

Il palinsesto degli appuntamenti si apre oggi alle 16,30 con un incontro di studio dedicato a Giuseppe Massarenti in occasione del restauro e della digitalizzazione del fascicolo a lui dedicato. Il 7 maggio si inaugura invece nel chiostro dei Celestini la mostra fotografica di Michele Lapini, il cui obbiettivo si è concentrato sul dietro le quinte di questo istituto culturale.

L’11 maggio i burattini di Riccardo Pazzaglia porteranno in scena per i più piccini lo spettacolo ‘Il conte ladro’. Ancora iniziative espositive sono previste nel chiostro in luglio e agosto in attesa dell’evento legato a ‘Liber Paradisus’ di cui si è detto.

Un percorso a caccia di storie segrete negli spazi dell’Archivio abitualmente frequentati dal personale è quanto offrirà a novembre la compagnia teatrale Archivio Zeta. Nei prossimi mesi saranno inoltre programmate visite guidate alla casa-torre dei Catalani, altro spazio che l’Archivio intende restituire alla città. Tutti gli eventi sono gratuiti. All’iniziativa, che gode del patrocinio della presidenza del consiglio dei ministri, ha inviato ieri un augurio la sottosegretaria Lucia Borgonzoni.

Ma cosa contiene l’Archivio bolognese? Le carte prodotte dagli organi di governo della città dal Medioevo fino al 1796 ma anche quelle degli uffici periferici dello Stato pontificio prima e italiano poi fino ai nostri giorni. Qui si trova anche la documentazione giudiziaria degli episodi di terrorismo e stragi, come le tragedie del 2 Agosto e della Uno bianca. Ed è per questa ragione che il direttore generale degli Archivi del Ministero Antonio Tarasco auspica che, grazie alla digitalizzazione, i documenti possano essere in futuro consultabili in tutte le sedi archivistiche e magari a casa dai singoli cittadini.

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