
Il sindaco di Bologna Matteo Lepore (a destra) con l’assessore alla Mobilità Michele Campaniello
Zero pedoni uccisi, mentre calano incidenti, morti e feriti. Matteo Lepore grida al successo, con "orgoglio e soddisfazione": il sindaco di Bologna traccia un bilancio del primo anno di ‘Città 30’, dodici mesi in cui il limite di velocità di 30 all’ora è stato esteso all’80% delle strade. Con tanto di controlli, anche se le multe per il mancato rispetto della misura a dire il vero sono appena 2 da luglio a dicembre (89 in totale, con la maggior parte concentrata nei primi sei mesi). E c’è chi sottolinea come le verifiche dei vigili siano ormai finite nel dimenticatoio, con la conseguenza che i limiti vengono spesso superati. Un altro dato che spicca è appunto quello dei pedoni uccisi, zero per la prima volta dal 1991, da quando l’Istat registra il dato (-16% per quelli investiti).
Più in generale calano gli incidenti stradali (-13%) e i feriti (-11%), con miglioramenti anche nelle grandi radiali (-16,5% di sinistri). "E qui i cantieri non ci sono", ribatte Lepore, rispondendo a chi è sicuro che la sicurezza stradale sia aumentata in virtù dei tanti lavori in corso che a Bologna porteranno il tram nel 2026.
Non solo: scendono anche il traffico (-29%), in riferimento al flusso dei veicoli transitati in strada, e l’inquinamento (-29,3%) quando si parla del biossido di azoto rilevato dalle centraline. Boom per l’utilizzo di bike sharing (+69%) e car sharing (+44%) e per i viaggi sul servizio ferroviario metropolitano (+31%), mentre aumentano gli spostamenti in bici (+10%).
Il dato che le opposizioni in Comune contestano è quello delle poche multe, anche se per la Polizia locale i controlli ci sono stati: sono 14.193 i veicoli fermati, 2.046 le sanzioni totali (89 per il mancato rispetto dei 30 all’ora e 217 per i 50 orari). Exploit, invece, dei verbali per il mancato uso delle cinture di sicurezza (363).
"Risultati di cui deve essere orgogliosa tutta la città, favorevoli o contrari poco importa – puntualizza il sindaco –. Abbiamo dimostrato di essere sulla buona strada e continueremo a investire 27 milioni di euro per rendere la viabilità più sicura". Poi la sferzata a Matteo Salvini, ministro dei Trasporti: "Zero sono anche i posti di lavoro persi a causa della Città 30". Esultano tutte le associazioni a favore del progetto, che però chiedono appunto "più controlli", così come la Fondazione Michele Scarponi e l’Associazione italiana familiari vittime della strada (Aifvs), che parlano di Bologna come "un modello". Per Legambiente l’iniziativa è virtuosa e "servono buona volontà e coraggio" per portarla avanti: "Quel coraggio mancato a Salvini che, nel nuovo codice della strada, non ha preso a modello Bologna e ha inserito potenziali ostacoli per le città che vogliono percorsi analoghi".
Non ci stanno le opposizioni, che puntano il dito contro i cantieri e continuano a portare avanti la raccolta firme in nome di un referendum consultivo che dia la parola ai cittadini sulla misura (ne servono 9.000 entro il 24 gennaio). Per il consigliere regionale Francesco Sassone "Città 30 è pura ideologia", mentre per Nicola Stanzani (Forza Italia) "nella Bologna iper congestionata dai cantieri andare ai 30 è una chimera". "La Città 30 nella realtà non esiste", aggiunge Matteo Di Benedetto della Lega.
Francesco Moroni