Il gioco della seduzione in scena nel Rinascimento

Il volume del Mulino presentato oggi in Salaborsa. L’autore Busi racconta: "I dipinti mettono la passione sotto gli occhi. L’Aretino? Come la Beat generation"

di Claudio Cumani

Lo dicono le ninfe avvenenti di Botticelli e le discinte matrone di Tiziano, lo ribadiscono i poemi e gli incartamenti processuali: nell’Italia del Quattro e Cinquecento va in scena il gioco della seduzione. Perché il Rinascimento, accanto al Bello, riscopre il desiderio, la ricerca della vicinanza dei corpi, il piacere. "Sono i dipinti a metterci la passione davanti agli occhi – spiega il professor Giulio Busi, esperto di arte rinascimentale –. Quella passione che il Medioevo, segnato dall’amore cortese e sublimato, non sa farci vedere". Anni di intrighi clandestini, amori omoerotici soprattutto diffusi nelle grandi città, facili lusinghe. Busi e la collega Silvana Greco, studiosa di sociologia della cultura e dell’arte, hanno scritto sull’argomento un intrigante e corposo volume riccamente illustrato, Amarsi. Seduzione e desiderio nel Rinascimento (il Mulino) che viene presentato oggi alle 18 in Salaborsa: in dialogo con i due autori la direttrice della Pinacoteca Maria Luisa Pacelli. Dunque, da Veronese a Michelangelo, da Giulio Romano a Tintoretto si possono trovare le tracce di una rivoluzione sessuale destinata a cambiare la società. "Del resto – dice Busi – i sonetti dell’Aretino non hanno nulla da invidiare alla beat generation".

Professore, l’intenzione è guardare il Rinascimento con un occhio diverso?

"Abbiamo voluto raccontare quel periodo, abitato dall’eros e dalla grande arte, in maniera meno paludata, cercando di non rinchiuderci nell’accademismo. E’ un libro molto raccontato perché il Rinascimento estetizzante e quotidiano fa parte della nostra cultura e quindi deve essere popolare".

L’arte, insomma, svela un altro mondo?

"L’arte di quel periodo diventa abile nel mostrare i corpi nel gioco dello spazio e delle profondità. Rende visibile le cose che il Medioevo, pressato dalla morale cattolica, non riesce a mostrare".

Come mai il volume racconta l’amore articolandosi su tappe precise come sguardo, parola, mani, baci e sesso?

"L’amore è un processo fisico e i suoi cinque gradi provengono dalla letteratura classica che si sofferma sul come si fa e non solo sul come si dice. Anche certi scritti di Lorenzo de’ Medici e Leon Battista Alberti servono, del resto, a dare concretezza". Fra gli artisti citati dedicate attenzione alla scultrice bolognese Properzia de Rossi.

"E’ una donna di grande abilità che sa farsi strada in un mondo maschile. Anche Vasari le dedica un intenso ritratto. E’ illuminante il bassorilievo di San Petronio in cui la moglie di Putifarre cerca di trattenere uno schiavo nel tentativo di sedurlo". Cambia molto la figura femminile nel Rinascimento?

"Il ruolo della donna resta legato alla famiglia ma nuovi varchi vanno aprendosi. E’ un’epoca di trasformazione in cui si impongono donne dalla forte autorità politica come Isabella d’Este. Anche le cortigiane cambiano: sono disponibili e sottomesse ma sempre più colte e capaci di poetare e cantare".

Cosa l’ha più colpita durante le sue ricerche?

"La doppia morale che va via via affiorando. Giulio Romano disegnò a Roma sedici tavole dai contenuti erotici molto espliciti che, forse perché riferiti a episodi storici, non turbarono il consesso cardinalizio. Marc’Antonio Raimondi trasformò a Bologna quei disegni in incisioni e finì in galera".

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