VALENTINA BONELLI
Cronaca

Il ritorno del Béjart Ballet Lausanne. Favreau: "Un’eredità che resta viva"

Il nuovo direttore artistico della storica compagnia al Nouveau il 9 e 10 maggio: mancava in città da 31 anni

Il ritorno del Béjart Ballet Lausanne. Favreau: "Un’eredità che resta viva"

Il ritorno del Béjart Ballet Lausanne. Favreau: "Un’eredità che resta viva"

Da ben 31 anni il Béjart Ballet Lausanne non si esibiva a Bologna. Il debutto al Comunale Nouveau il 9 e il 10 maggio (alle 20.30) con un programma a tre titoli che apre la Stagione di danza è con un nuovo direttore artistico, Julien Favreau, il ballerino di punta della compagnia, subentrato a Gil Roman, il successore designato da Maurice Béjart e di recente licenziato.

Maestro Favreau, come siete ripartiti?

"È accaduto tutto all’improvviso e inaspettatamente. Quando mi hanno proposto di assumere la direzione artistica i dubbi erano tanti, soprattutto tra i danzatori che temevano la chiusura della compagnia, così ho accettato. Visto che sono al BBL da trent’anni, sono entrato a 16 e ho lavorato sia con Maurice che con Gil, tutti si sono sentiti rassicurati e abbiamo ripreso subito a lavorare".

Qual è la sua idea del repertorio di Béjart?

"Possiamo continuare ad avanzare, a far vivere e a trasmettere l’eredità di Béjart, con il suo spirito e il suo stile, anche alle nuove generazioni. Non voglio una rivoluzione, ma un’evoluzione. Ci sono balletti di Béjart, che ho ballato e amo, che sono stati messi da parte e non vengono rappresentati da molto tempo: ecco, io vorrei recuperarli. Ma al momento non posso svelare i miei progetti perché fino al 31 agosto il mio incarico è ad interim: se verrò confermato li conoscerete".

E nuove creazioni per la compagnia?

"Nella mia visione ci sono anche coreografi invitati per nuove creazioni, almeno una a stagione. No, non necessariamente nello spirito della compagnia. Finora tutti, forse impressionati dall’aura di Béjart, si sono attenuti allo spirito e allo stile della maison. Ma oggi penso che creazioni completamente diverse possano servire ai danzatori anche per interpretare le coreografie di Béjart. Io dico sempre che affinché la sua opera resti viva e attuale bisogna che sia danzata da danzatori di oggi".

Com’è composto il BBL?

"Siamo 38 danzatori: una cifra perfetta per balletti piccoli e intimi ma anche grandi produzioni. La compagnia è un gruppo che avanza insieme, rinnovandosi e rigenerandosi. Tutti partecipano: quando arriva un nuovo danzatore gli trasmettiamo il nostro patrimonio. Molti gli italiani: dal Sud e dal Nord, ognuno con un percorso, alcuni giovani, altri con noi da un decennio".

’Alors on danse…!’ di Roman, rimasto in repertorio, apre il programma. Ci racconta invece ’Bakhti III’?

"È parte di un grande balletto di Béjart che comprende tre passi a due: Bakhti I, Bakhti II e appunto Bakhti III, omaggi alle divinità indù. A Bologna presentiamo il Bakhti rouge, il più conosciuto: è come una cerimonia religiosa, una sequenza di meditazione. Alla prima lo danza Alessandro Cavallo, che in Italia è molto noto. Ecco, Bakhti è un balletto che vorrei riportare in repertorio nella versione integrale".

E ’7 Danses grecques’?

"È un mélange di danze classiche con una punta di danze folkloristiche ma nella sostanza è un balletto accademico: le ragazze danzano con le punte e i ragazzi in calzamaglia, si alternano passi a due, assoli, ensemble. Sulle musiche magnifiche di Theodorakis, la compagnia ama danzare le Danses grecques e siamo certi che anche il pubblico di Bologna ne sarà conquistato".

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