La grande fuga dei bolognesi in collina Fra Benito: "Chiudo l’Eremo di Ronzano"

Domenica record fra furti negli orti, vandalismi e partite a calcio, Fusco tuona: "Uno tsunami, in via di Gaibola non si passava"

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di Letizia Gamberini

Atti vandalici, furti. Frutti rubati, rifiuti. "Un’invasione di cavallette", anzi "un vero e proprio "tsunami". Se non è stata una domenica da apocalisse quella descritta da fra Benito Fusco all’Eremo di Ronzano poco ci manca. E dire che il religioso dei Servi di Maria è custode di un luogo bellissimo, su quella collina appollaiata sulla città, immersa nel verde. Ma, dalla fine del primo lockdown nei weekend sembra che in troppi se ne siano accorti. Da tempo infatti fra Benito Fusco denuncia le orde di bolognesi che la domenica raggiungono l’eremo per pic-nic e ritrovi di famiglie e gruppi. Ma nell’ultima domenica si è proprio "abbiamo battuto ogni record". Al punto che "chiuderemo la chiesa, non diremo più messe fino al 13 dicembre. Ne stavamo già discutendo, viste le misure di sicurezza da adottare per il Covid, ma questo episodio ci ha spaventato e abbiamo preso questa decisione".

Padre Fusco, le hanno davvero fatto perdere la pazienza.

"E’ stato uno tsunami. Siamo abituati da sempre ai passeggiatori, ma qui si dovrebbe venire per meditazioni, contemplazioni... invece ieri hanno scambiato l’Eremo per i Giardini Margherita".

Nel suo sfogo su Facebook ha parlato di "pallonate a gogo", del giardino della memoria con i cippi dei frati "dissacrato".

"Sì, ci sono stati pic-nic, alcuni che giocavano a calcio. Almeno questa volta era freddo e non abbiamo trovato persone che prendevano il sole in costume da bagno".

Ha parlato anche di danni all’ambiente circostante.

"Abbiamo 25 ettari di terreno con cui ci manteniamo: questo cucuzzolo è nostro. Tutta questa gente viene qui a raccogliere gli ultimi fiori. Tra l’altro abbiamo proprio deciso di piantare un centinaio di alberi visto che il prossimo anno festeggeremo il centenario dalla venuta dei frati all’Eremo".

Che persone c’erano?

"Tranne gli anziani sopra i 70 anni, si andava dai bambini in carrozzina ai ciclisti in mountain bike sui sentieri. Famiglie, amici, anche venti persone in terra. E’ stato un viavai scortese e scorretto, una vera movida a cielo aperto".

Altro che distanziamento sociale.

"Le mascherine le avevano, ma alcuni le portavano al gomito o sotto il naso".

Insomma, ci sarà stato almeno qualche centinaio di persone.

"Domenica abbiamo superato sicuramente il migliaio, con vari flussi, dalle 10 di mattina all’imbrunire".

Avete chiamato i vigili?

"Più che altro vorremmo risolvere con la buona educazione. In passato sono anche venuti, ma ieri francamente non so neanche da dove sarebbero passati, visto che via di Gaibola era piena di auto parcheggiate ovunque".

Così ha pensato anche alle barriere metalliche sui sentieri.

"Almeno nelle zone attigue alla vigna e alle coltivazioni. Tra l’altro qui noi ospitiamo una cooperativa e 48 migranti, fra cui minori non accompagnati per cui abbiamo grande attenzione. E invece ci è capitato di incontrare persone anche nei corridoi che erano venute a cercare il bagno...".

Insomma, sembrava un parco pubblico.

"Ma non lo siamo, non siamo un’appendice di Villa Ghigi. Infatti abbiamo già contattato la Fondazione Villa Ghigi per cercare di ragionare a qualcosa insieme. Vogliamo fare un po’ d’ordine per mettere fine ai turisti della domenica. Abbiamo incontrato anche il Cai".

Ci sono sentieri che arrivano fino a voi?

"Sì, il 904, di cui abbiamo chiesto anche la manutenzione. Ne abbiamo parlato con il Cai perché venga deviato perché non sia a ridosso delle zone che esigono silenzio e meditazione. E’ comprensibile il bisogno delle persone di uscire in questo periodo, ma qui è stata lasciata a casa l’educazione".

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