L’orario, l’auto e la tenda di casa I dieci dubbi di nuovo da sciogliere

Su piatto della difesa le macchie di sangue che sposterebbero in avanti di ore il momento del delitto

Li definiscono "orrori tecnico-scientifici", Andrea Rossi e il suo avvocato. E sarebbero addirittura dieci in totale. Dall’orario ’sballato’ della morte di Vitalina Balani, strangolata nella sua casa di via Battindarno il 14 luglio 2006 e ritrovata il giorno dopo, alla sua auto che in una foto compare davanti al cancello, mentre nell’altra è spostata. Fino ad alcuni testimoni che "dichiararono di aver visto Vitalina nel pomeriggio del 14", poi però, "per lo stress nel corso del processo", modificarono le versioni.

L’ORARIO

Elemento determinante, sul quale oggi la difesa del commercialista punterà la maggior parte delle fiches a disposizione, riguarda proprio l’ora della morte della settantenne. Fin qui, sentenze alla mano, è rimasta cristallizzata tra le 13,29 e le 14,05 (ora in cui suonò inutilmente al suo campanello un testimone) del 14 luglio. Ma la consulenza della difesa di Rossi, affidata al professor Giovanni Pierucci, direbbe ben altro. Alcune macchie ipostatiche ritrovate su un braccio della signora, infatti sposterebbe l’orario del decesso dalle 14 del 14 luglio alle 20-24 dello stesso giorno, orario in cui Rossi ha un alibi: era a un convegno con diverse persone. "Macchie ipostatiche anomale – spiega l’avvocato Gabriele Bordoni –, non conformi alle altre trovate sul resto del corpo e che spostano in avanti l’orario del decesso di almeno sei ore". Un altro elemento fondamentale, per la difesa, è la temperatura del cadavere mai propriamente misurata al rigor mortis ritenuto compatibile con un intervallo di 24 ore dall’epoca dell’intervento del 118 (a mezzogiorno del 15 luglio 2006) e che invece, per il professor Pierucci, sarebbe "circoscrivibile tra 7-12 e 18 ore".

IL DOBLÒ

C’è poi il giallo legato all’auto della vittima, un Fiat Doblò che la Balani utilizzò per rientrare a Bologna da Riccione, dove aveva lasciato il marito, e che fu trovato parcheggiato davanti all’abitazione. Decisiva, per fissare l’orario della morte della donna, fu la testimonianza dell’uomo incaricato di consegnarle un pacco, che non ricevette risposta al campanello alle 14 del 14 luglio. Perché la pensionata era già morta, sostennero Procura e giudici. Ma il teste disse di non avere notato il Doblò che sarebbe dovuto essere parcheggiato a un paio di metri da lui. Il mezzo non c’era, sostiene la difesa, perché Vitalina, già arrivata da Riccione, era uscita e non ancora rientrata. Ad avvalorare questa tesi sarebbe una foto, quella scattata nel tardo pomeriggio del 15 luglio dagli inquirenti, agli atti "ma – secondo Bordoni – mai utilizzata". A differenza della successiva immagine, scattata nel corso del sopralluogo eseguito il 23 luglio, con una scena "completamente cambiata".

LA TENDA

Nella memoria depositata ai giudici anconetani che da oggi dovranno decidere se accogliere la richiesta di revisione del processo e chiudere la partita nuovamente, c’è anche un altro giallo: la tenda di casa Balani. Al ritrovamento del corpo era tirata. Ma una vicina la vide aperta, alle 20 della sera prima. Chi la tirò, se la proprietaria di casa era morta da ore? Il legale, infine, vuol risentire in aula quei testimoni che "dichiararono – spiega – di aver visto Vitalina nel primo pomeriggio di quel giorno, ma poi, sottoposti allo stress delle audizioni processuali, modificarono le dichiarazioni".

n.b.

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