Luigi Bertelli, i paesaggi della solitudine

Nicoletta

Barberini Mengoli

Luigi Bertelli (Caselle di San Lazzaro 1832 – Bologna 1916) appartiene al filone dei pittori della fine ‘800 che si sono dedicati in prevalenza al paesaggio, al suo tempo non ebbe consensi dai critici che gli preferivano Coriolano Vighi, oggi però è molto apprezzato e stimato tra gli artisti locali, tanto che le sue quotazioni sono alte. Molto attento allo stile di Antonio Basoli, viene però influenzato dalla scuola romantica di Barbizon, in particolare dai pittori Courbet, Corot e Millet. La sua pittura è indubbiamente condizionata anche dall’influsso dei Macchiaioli e del verismo toscano. Non si concentra mai sui particolari, ma attraverso tratti essenziali rappresenta una realtà con colori caldi e pastosi che traspirano una grande solitudine, elemento del suo carattere che lo caratterizzerà per tutta la vita. Preferisce i paesaggi della campagna bolognese, dell’Appennino, di Ravenna e Venezia. Dal suo matrimonio sono nati 9 figli, tra cui Flavio, che erediterà l’arte paterna ,diventando un pittore a volte preferito al padre. Nel 1890 purtroppo il crollo economico della sua azienda con la susseguente vendita all’asta della fornace e dei terreni per pagare i debiti lo abbattono psicologicamente; a ciò si deve aggiungere nel 1895 l’esclusione dalla prima Biennale di Venezia, alla quale invece partecipano Giovanni Fattori, Mosè Bianchi e Giovanni Boldini. Il suo carattere portato all’isolamento ed alla solitudine, non lo aiuta di certo. Di conseguenza inizia anche la revisione della sua arte pittorica che è rivista e corretta secondo i nuovi canoni della crisi interiore. L’ultima produzione dal 1896 alla sua morte è ricca di paesaggi che rappresentano la Padania e le campagne bolognesi, le case coloniche, i filari, gli alberi, i calanchi. La sua qualità pittorica resta intatta, il tocco e la fluidità del colore migliorano, ed anche la ripetitività dei temi, causa l’impossibilità di muoversi per le sue condizioni economiche, non ne diminuiscono l’arte. Le mostre successive alla morte, lo hanno reso molto noto e senz’altro le sue indubbie qualità sono state ufficialmente riconosciute.

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