Malcontenti, Battibecco e Sette Leoncini: gli strani nomi delle vie di Bologna

Nel nostro podcast la storia delle strade più ‘bizzarre’ della città, in compagnia dell’esperto, Marco Poli

Malcontenti, Battibecco e Sette Leoncini: gli strani nomi delle vie

Malcontenti, Battibecco e Sette Leoncini: gli strani nomi delle vie

Bologna, 20 marzo 2023 – Malcontenti o Battibecco, Malpertuso o Lazzaretto, Sette Leoncini o Broccaindosso. Perché alcune strade di Bologna hanno dei nominativi così strambi? Studiando e interpellando gli storici la risposta è sempre la stessa: spesso si tratta di nomi decisi dalle storie di tutti i giorni, dalle storie tramandate da chi viveva in quelle vie nel corso dei secoli, dai mestieri che venivano sviluppati.

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"Proprio un mestiere, quello dei birocciai (i trasportatori con il carretto di barbabietole e ghiaia), ha dato il nome a via della Berretta Rossa, dal loro copricapo caratteristico – racconta Marco Poli, storico, già membro della commissione per la toponomastica della città, ospite del podcast di oggi de Il Resto di Bologna –. Quindi niente riferimento politico".

E poi ci sono altre strade che si portano dietro racconti tra verità e leggenda. "Via Malcontenti perché lì, vicino piazza 8 Agosto, passavano i detenuti ahiloro destinati alla pena capitale – continua Poli –. E via Senzanome, che ha avuto un’evoluzione dal primo appellativo ‘Sozzonome’. Si narra che il primo nome fosse davvero molto volgare. Divertente anche la diffusione della denominazione ‘Sfrega tette’: a Bologna ci sono ben 4 vie che rivendicano l’antica dicitura, la più celebre sarebbe via del Fossato. Ma il dubbio, fondato, è che la denominazione si riferisca piuttosto ai tetti, e non al seno di una donna".

L’amministrazione può dare il nome alle vie dall’Unità d’Italia in poi, e quando Poli era in Comune ci si pose un curioso dilemma. "Che fare con i religiosi? Decidemmo che solo i papi e i cardinali nati a Bologna, eventualmente, avrebbero avuto il riconoscimento di una via. Poi è stata la volta dei pittori, dei cantanti, e per partigiani e salvatori della patria lo spazio non è mai contento. Del resto da Dozza in poi c’è sempre stato nella commissione per la toponomastica un rappresentante dell’Anpi – conclude Poli –. La toponomastica, del resto, è una bella fotografia della nostra memoria".

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