Nuovo focolaio Erasmus, tremano i Giardini Appello dello Chalet ai clienti: "Fate il test"

Alcuni degli studenti di piazza Scaravilli erano anche alla festa in collaborazione con il locale all’aperto, sabato scorso. Sono già sessanta gli stranieri positivi. Il socio: "Da noi poche persone. Li abbiamo visti scambiarsi bottiglie di alcol nel parco"

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di Federica Orlandi

Un’altra festa Erasmus, un altro focolaio. Dopo la festa in piazza Scaravilli organizzata da studenti stranieri tramutatasi in focolaio – le persone risultate positive sono finora 59, una trentina di partecipanti alla festa e loro contatti stretti – , questa volta tocca a una location frequentata non soltanto da universitari. L’allarme arriva dallo Chalet dei Giardini Margherita.

Ieri mattina, un’allerta è stata diramata sui social, dalla pagina del locale e da quelle dell’Ausl e del Comune. "Se sabato sera (26 settembre, ndr) eri allo Chalet – recita la scritta – potresti essere stato a contatto con un caso positivo di Covid-19. Per la sicurezza tua e delle persone che incontri, prenota subito il tampone" sul portale dedicato dell’Azienda sanitaria locale. Da oggi in via Boldrini cominceranno ad affluire i potenziali infetti: gli slot gratuiti messi a disposizione dal Dipartimento di sanità pubblica sono cento oggi e altrettanti domani; le prenotazioni superano già il centinaio.

Ma cos’è successo sabato? È presto detto: alcuni studenti Erasmus, per lo più spagnoli, si sono recati allo Chalet – e nell’area vicina, sulle panchine – per fare festa. Un evento pubblicizzato sui social dallo stesso Chalet e dal gruppo Erasmus student network (che non dipende dall’Università di Bologna). Parliamo di circa 150 ragazzi. Alcuni dei quali, però, sono risultati positivi al Covid. Virus forse contratto proprio alla festa in piazza Scaravilli. E che ora potrebbe essere stato trasmesso anche agli altri avventori del locale.

"È un focolaio molto difficile da gestire – riflette Paolo Pandolfi, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica –: non sappiamo chi era presente, non ci sono liste e l’evento era aperto al pubblico. Perciò sono contento che ci stiano lavorando persone preparate come i miei colleghi. Grazie alla loro professionalità credo stiamo andando nella direzione giusta". I Giardini erano già sotto controllo, dato che alcuni positivi del focolaio di piazza Scaravilli avevano parlato di quest’altra festa Erasmus; ma la conferma c’è stata dopo che un giovane partecipante ha presentato i primi sintomi. Ovviamente, alla festa non c’erano i giovani già in isolamento. Diversi altri loro amici però, con ogni probabilità, sì. "I meccanismi di contagio sono tali che non sapendo quanti erano presenti, non possiamo prevedere quanti siano potenzialmente stati esposti al virus. Per questo abbiamo deciso di lanciare l’appello a chi era ai Giardini, sabato", chiosa Pandolfi.

Tiene a fare chiarezza uno dei soci dello Chalet, Enrico Troncossi: "Da noi, quella sera, ci sarà state in contemporanea un centinaio di persone: non una gran serata – commenta –. Non era una festa Erasmus: semplicemente, un’associazione ci ha proposto di fare lo sconto di un euro sui drink a chi avesse la loro tessera associativa. Una buona idea, di questi tempi non semplici. Abbiamo accettato". Secondo Troncossi però non molti giovani avrebbero poi sfruttato l’occasione. "Sono rimasti per lo più nello ’spiazzo’ accanto a noi. Ho visto che avevano bottiglie di alcolici, portate da fuori, che si passavano: probabilmente questo ha favorire il contagio". Anche i soci e i dipendenti del locale si sottoporranno al tampone.

Come pure alcuni membri di associazioni Erasmus in città. Realtà spesso permeabili, per cui può darsi che chi partecipa alla festa organizzata dall’una poi non disdegni quella dell’altra. Così i responsabili di Eseg (ex Erasmusland), oggi si sottoporranno al tampone, per sicurezza. "Ci siamo accorti che i contagi sono più diffusi di quanto ci aspettassimo – dice uno dei responsabili, Nico Bizza –. Anche se il contagio non parte dalle feste universitarie: lo hanno diffuso ragazzi che erano stati in visita alle Cinque Terre. Posso assicurare che nei locali gli studenti si comportano bene e rispettano le regole. Il problema è che poi escono, conoscono persone, hanno coinquilini: basta una persona infetta perché il contagio si diffonda in un attimo". E conclude: "Molte feste non sono neppure organizzate dalle associazioni, ma nascono spontaneamente: basta un WhatsApp".

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